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IL CINEAMATORE il sito del Cinema Zuta
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STORIA DEL CINEMA POLACCO
La prima storia del cinema polacco
pubblicata in rete in lingua italiana
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Il cinema muto
tra le due guerre
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Nel periodo tra le
due guerre l’interesse per il cinema da
parte del pubblico polacco aumenta, anche se paradossalmente, a parte
la Sfinks
di Hertz, non ci sono fondi né investitori disponibili per produrre
film.
Inizia a
svilupparsi una fitta rete di sale cinematografiche.
Nel 1921 ce n’erano 400 in tutta la Polonia, che raddoppiano nel giro
di una
ventina d’anni.
In questo periodo in Polonia si vanno a vedere film di Chaplin, Griffith,
Murnau,
Ejzenštejn
e Keaton,
mentre la produzione locale è in
buona parte di livello piuttosto basso. Se nel cinema americano di
allora si
esalta l’azione e l’insegnamento morale, in quello tedesco l’aspetto
psicologico sentimentale e in quello russo l’utilità sociale, tra i
critici polacchi
si parla di “insensibilità cinematografica” e di cinema come meccanica
trasposizione
di letteratura. I personaggi sono schematizzati e privi di
approfondimento
psicologico e le tematiche sempre le stesse.
Su questo sfondo
continua a svilupparsi quella tendenza, nata
durante la prima guerra mondiale e inizialmente impegnata nella
propaganda
antizarista, che spinge il cinema verso tematiche di attualità come
l’idea
nazionale, il sacrificio patriottico, il romanticismo militare e
l’eroismo.
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Cinema
politicizzato
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All’interno di
questo modello “politicizzato” le trame dei
film sono spesso semplici e schematiche, e soprattutto simili tra loro.
Il film
tipico ha sicuramente tra i personaggi un soldato che si innamora di
una
ragazza e sullo sfondo non manca mai la peggiore minaccia che preoccupa
la
Polonia di quel tempo, ovvero la guerra Russo-Polacca. In questi film,
come
nella realtà, la Russia è vista come un ospite sgradito per un paese
che si
sente parte dell’Europa e non dell’ Oriente: i polacchi sono buoni e
onesti, i
Bolscevichi violenti e senza scrupoli, i personaggi sono quindi
schematizzati e
senza sfumature.
Bisogna tuttavia
sottolineare che questa corrente
rappresenta un notevole cambiamento, perché i registi che appartengono
ad essa abbandonano
per un po’ le trasposizioni letterarie per raccontare ciò che
effettivamente
sta succedendo in quel momento, utilizzando spesso anche immagini di
repertorio.
Film emblematico da
questo punto di vista è Dla
ciebie, Polsko (trad. Per te, Polonia), del
1920 di Antoni
Bednarczyk. Si svolge
nel 1919 quando Wilnius, abbandonata dall’esercito tedesco, diventa
oggetto di
conflitto tra i Polacchi e i Bolscevichi. Hanka saluta il suo amato
Franek, che
parte per la leva, alla stazione di un paese di campagna. Ma dopo la
partenza
arrivano i Bolscevichi e saccheggiano e uccidono gli abitanti del
villaggio. Il
loro capo obbliga il nonno di Hanka a
dare fuoco alla propria casa, nelle cui fiamme quest’ultimo muore.
Poi
l’orda
di banditi occupa il tribunale e organizza un’orgia dopo aver rapito le
ragazze
del villaggio. La cavalleria polacca interviene e salva la situazione,
mentre
Hanka decide di diventare infermiera e andare al fronte per servire la
patria e
essere più vicina al suo amato. Il recupero di Wilnius da parte dei
polacchi
chiude il film, in cui il regista inserisce immagini reali girate da
inviati al
fronte che riprendono il ritorno trionfale di Piłsudski a Varsavia per
i
festeggiamenti.
Un altro film
appartenente a questa corrente è Cud
nad Wisłą (trad. Miracolo sulla Vistola),
del 1921 di Ryszard
Bolesławski,
prodotto dalla Orient-Film che dipendeva direttamente dal Ministero
della
Difesa. La storia ha inizio durante la vigilia di Natale e ha come
protagoniste
due coppie di innamorati la cui serenità natalizia è minacciata
dall’avvicinarsi
dei soldati Bolscevichi. Un dottore, che lavora in un ospedale per
bambini, si
innamora di un’infermiera, Ewa. La figlia di un ricco proprietario
terriero si
fidanza con un giovane ereditiere. Ewa e il dottore rischiano la
fucilazione da
parte dei bolscevichi, ma grazie alla vittoria dei soldati polacchi
nella
battaglia di Varsavia del 1920 (battaglia soprannominata appunto
“Miracolo
sulla Vistola”), le due coppie si potranno finalmente sposare. Parte
del film è andata perduta.
Ryszard Bolesławski
nasce e si forma a Mosca, dove studia all’accademia teatrale e poi si
trasferisce in Polonia nel 1917. Stufo degli intrighi che
caratterizzavano
l’ambiente teatrale di Varsavia, senza nemmeno aspettare di assistere
alla
prima di Cud nad Wisłą parte
e si
trasferisce negli Stati Uniti, dove diventa uno dei più famosi registi
dell’epoca. Gira, tra l’altro, con Marlene
Dietrich uno dei primi film a colori al mondo. Il suo nome
si trova
sulla Walk of Fame di Hollywood.
Sempre all'interno
della corrente “politicizzata” esiste un
filone che segue quello oramai consolidato degli adattamenti letterari:
ne è un
esempio Mogiła
nieznanego żołnierza (trad. La
tomba del milite ignoto) del 1927, di Ryszard
Ordyński, tratto dall'omonimo romanzo di Andrzej
Strug. Il film risulta un compromesso tra un melodramma e
il cinema di
propaganda: un padre di famiglia parte dalla stazione di Cracovia
salutando
moglie e figlia per andare in guerra. Fatto prigioniero viene costretto
ai lavori
forzati in Unione Sovietica.
Grazie all’amore di una contadina fugge in
Crimea,
dove si innamora di lui una principessa. Viene arrestato, ma un suo
amico
risponde all’appello per la fucilazione al posto suo per salvarlo.
Tuttavia alla
moglie giunge la notizia della sua morte. Perse oramai le speranze di
ritrovare
il marito, decide di risposarsi. Nello stesso giorno la figlia,
disperata per
la perdita dell’amato padre, tenta di uccidersi mentre il padre stesso,
che
invece era vivo e stava finalmente tornando in Polonia, viene colpito
da un
proiettile polacco proprio mentre sta attraversando il confine. Sullo
sfondo
sfilano le truppe di Piłsudski che hanno combattuto per l’indipendenza
della
Polonia.
Questo film viene
pubblicizzato come un grande dramma sul
sacrificio e sull’eroismo, tuttavia le scene sono eccessivamente
enfatiche, le
didascalie troppo lunghe e la tematica della telepatia tra padre e
figlia risulta un po’ kitsch. Inoltre è poco credibile il personaggio
della figlia che, pur
essendo
vestita come una bambina e nonostante si comporti come tale, è
chiaramente
adulta.
Ryszard Ordyński
è
ebreo e si forma a Varsavia. È un appassionato di teatro, scrive
recensioni per
i giornali e viaggia molto. In uno dei suoi viaggi conosce Max Reinhardt a
Monaco e collabora con lui
per un po’; contemporaneamente si occupa di alcune regie al Deutches
Theater di Berlino. Durante la prima guerra mondiale emigra
negli Stati
Uniti dove firma un contratto con la Metropolitan Opera. Scaduto il
contratto
torna in Polonia, dove si occupa ancora di teatro, e anche di cinema.
Durante
la seconda guerra mondiale emigra negli Stati Uniti, ma torna di nuovo
in Polonia
nel 1947.
Tra i suoi film vi
è anche la riduzione cinematografica del Pan Tadeusz (trad. Signor Taddeo)
del 1928,
tratto dal poema in 12 libri di Adam
Mickiewicz. Il film, andato perduto durante la seconda
guerra mondiale, viene
ricostruito pezzo per pezzo fino al raggiungimento di 42 minuti. Gli
ultimi spezzoni
sono stati ritrovati nel 2006.
Il Pan
Tadeusz era
già stato rappresentato sotto forma di “immagini in movimento” prima
del 1908,
ovvero prima della nascita del primo film di finzione polacco. Di
solito tali
rappresentazioni venivano corredate di letture del testo originale e
musica.
Il film di Ryszard
Ordyński
si inserisce nell’ambito dei
festeggiamenti del decimo anniversario
dell’indipendenza e intende porsi a difesa del poema di Mickiewicz.
In
questo
periodo infatti la Polonia si trova ad essere indipendente e un’opera
che ha sullo
sfondo la lotta di contadini contro gli invasori russi rischia di
essere ormai
anacronistica. In occasione della prima proiezione della pellicola il
critico
Jan Lechoń aveva anche scritto un articolo intitolato Kino w obronie Pana Tadeusza
(trad. Il cinema in
difesa del Pan Tadeusz).
Alla prima è
presente anche Piłsudski, il quale sostiene con
fervore questo desiderio di rivalutare il poema. In alcune scene, in
cui il
regista voleva esaltare la grandezza della Polonia nelle azioni
militari, aveva
partecipato anche un suo battaglione.
Il
famoso maresciallo però, insoddisfatto del risultato, per esprimere la
sua
opinione in modo non troppo scortese narra al regista un aneddoto sul
principe
Mendog, che invitava a grandi feste i suoi ospiti nel suo castello in
Lituania per
poi ucciderli. Così come Piłsudski, anche la critica ritenne che questo
film non
rendesse affatto onore alla grandezza dell’opera letteraria.
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Cinema
di intrattenimento
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Durante questo
decennio si formano alcune piccole industrie
cinematografiche effimere che producono uno oppure pochissimi film che
si
slegano da politica e temi sociali mantenendo come unico scopo
l’intrattenimento. In particolare si nota in essi una certa influenza
proveniente dal modello tedesco espressionista, con presenza di
tematiche come
il destino, il soprannaturale, la metempsicosi, l’ipnosi e la doppia
personalità.
Una di queste
produce Przeznaczenie
(trad. Destino) nel 1928 di Janusz
Star. Il protagonista del film, Zbyszek, è un bambino
perduto che viene
trovato e accolto da un pescatore che
ha una figlia. Alla morte del pescatore i due bambini vengono adottati
da
un
prestigiatore itinerante che li usa per i suoi trucchi mettendo spesso
in pericolo
la loro vita.
La bambina, Marta, viene ferita e portata in un
orfanotrofio, e Zbyszek
la cerca dappertutto e infine la trova. Diventati adulti Marta scrive
un libro
autobiografico e i genitori di Zbyszek capiscono che loro figlio è vivo
e lo
ritrovano.
Julian Krzewiński,
l’attore
che interpreta il prestigiatore, ha in questo film un ruolo di secondo
piano ma
girerà moltissimi altri film, tra cui anche il Pan Tadeusz,
dello stesso anno, e Mocny
Człowiek (trad. L’uomo forte) di Henryk
Szaro. Quest’ultimo è un dramma psicologico del 1929 basato
sull’omonimo libro di
Stanisław
Przybyszewski con lo stesso
titolo. Il film è stato ritrovato in Belgio nel 1997, e racconta il
declino
morale di un artista che uccide un amico scrittore per rubargli un
romanzo. Un
altro film cui partecipa Julian
Krzewiński
è Przedwiośnie (trad.
Pre-primavera), del
1928 diretto, come il precedente, da Henryk
Szaro e tratto dal libro di Stefan Żeromski
con lo stesso titolo. Narra la storia di un uomo cresciuto all’estero
che
decide di tornare in Polonia nel periodo tra le due guerre.
Henryk Szaro è in
realtà Henoch Szapiro,
ebreo che si
forma a San Pietroburgo. Nel 1923 si trasferisce a Berlino dove lavora
per un
Cabaret di emigranti russi detto Sinaja
ptica (trad.
L’uccello blu). Per seguire quest’ultimo va a Varsavia,
dove si
stabilisce definitivamente. Il suo primo film è Rywale
(trad. Rivali), del 1925. Partecipa attivamente alla vita
cinematografica di Varsavia ed è il fondatore dell’Associazione Polacca
dei Produttori
Cinematografici. Nel 1929 diventa membro onorario dell’Union
des Artistes Cinematographiques di Nizza e nel 1930 gira il
suo primo film sonoro. Durante la seconda guerra mondiale muore ucciso
dai
tedeschi.
Vi è inoltre
un’altra corrente che predilige un genere di
film più simile ai film romantici o di azione americani. Ad essa si può
attribuire Iwonka
del 1925, storia
d’amore tra un’istitutrice e un tenente che si occupa di combattere i
banditi
locali. La protagonista è interpretata da Jadwiga
Smosarska, attrice già protagonista di Tajemnica
przystanku tramwajowego del 1922 e di Cud
nad Wisłą, e che diventerà la star in cui molte donne
polacche vorranno
immedesimarsi. La troviamo in innumerevoli film di questo periodo, in
ruoli che
vanno da infermiera a procuratore, da laureata in ingegneria travestita
da
ragazzo a istitutrice. È talmente famosa che in una commedia del 1937, Piętro Wyżej (vedi
capitoli successivi), un
personaggio che parla di una bella ragazza esclama: cosa pretendi, che sia come
Jadwiga Smosarska, o
Marlene Dietrich?
Molti dei film
appartenenti a questa corrente “americana”
sono prodotti dalla Sfinks, come ad esempio l’appena citato Tajemnica przystanku
tramwajowego e Ziemia
Obiecana (trad. Terra promessa). Quest’ultimo, diretto
da Aleksander
Hertz nel 1927, è tratto
dall’omonimo romanzo di Władysław
Reymont
della fine dell’800 ambientato a Łódź, lo stesso su cui si basa
l’omonimo e più
recente film di Andrzej
Wajda. La
storia dei tre protagonisti, che hanno come primario scopo quello di
fare soldi
in una società capitalistica e industrializzata, non è solo un
manifesto
politico contro il capitalismo ma anche contro l’urbanizzazione.
Contrappone
quindi la vita dei paesi e dei contadini intorno a Łódź col suo sistema
di
valori alla “patologia” del sistema urbano.
Nell’ambito della
corrente “politicizzata” si potrebbe
collocare infine una regista donna, per l’esattezza la prima a dirigere
personalmente e autonomamente un film in Polonia: si chiama Nina Niovilla e
nel 1919 gira Tamara,
un film ambientato sullo sfondo delle
battaglie tra polacchi e ucraini a Lwów negli anni subito precedenti a
questa
produzione.
Questa figura
poliedrica cura, oltre alla regia, anche la sceneggiatura e la
produzione dei suoi film. Fonda scuole di
recitazione in
varie città della Polonia e tra il 1919 e il 1923 gira altri tre film: Czaty (trad. Chiacciere)
del 1920, basato su
una ballata di Adam Mickiewicz; Idziem
do
Ciebie, Polsko, Matko Nasza (trad. Vengo da te, Polonia, madre nostra)
del 1921, film
propagandistico,
turistico-folcloristico sulla vita sulle montagne del Podhale e Młodość zwycięża (trad. La
gioventù vince) del
1923.
Quest’ultimo è la
storia di una moglie annoiata sposata con
un uomo anziano, la quale si innamora del figlio che suo marito ha
avuto da un
precedente matrimonio. Quest’ultimo è fidanzato con sua sorella minore,
con cui
la donna si mette in competizione.
I film di Nina
Niovilla sono considerati di alto livello per
la qualità delle loro esecuzione, e meno per le trame che, come per
quanto
riguarda quest’ultimo film, risultano forse un po’ troppo
melodrammatiche.
Purtroppo nessuno dei film di questa regista si è mantenuto fino ad
oggi.
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Cinema
Autotelico
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In questo periodo
vi sono tre personalità artistiche
indipendenti che hanno la peculiarità di cercare di creare un loro
stile e di
affrontare il cinema a livello teorico, fondando scuole di cinema o
tenendo
corsi, e mettendo sullo schermo le teorie sostenute solo in un secondo
tempo. Sono
Wiktor
Biegański, Franczyszek
Zyndram-Mucha e Leon
Trystan.
Wiktor Biegański
utilizza mezzi di espressione particolari soprattutto riguardo al
montaggio e,
come raramente è accaduto fino ad ora, utilizza anche attori non
professionisti.
Fonda una scuola di cinema indipendente a Varsavia che si chiama
Kinostudia, nella
quale si
formeranno anche Leonard
Buczkowski e Michał
Waszyński e che poi diventerà Istytut
Filmowy. Anche se forse il suo punto debole sta proprio nella
sceneggiatura, scrive
lui stesso i suoi film, che si potrebbero definire come film d’azione
caratterizzati da un tono che tende al melodrammatico.
In essi avvengono
furti, omicidi, indagini e inseguimenti in
auto e le location spesso si trovano sui monti Tatra. Le storie
trattano di
amore, tradimento e vendetta. Gira tra gli altri Wampyry Warszawy, Tajemnica
Taksówki 1051 (trad. Vampiri
di Varsavia, il segreto del taxi 1051) del 1925 e Kobieta, która grzechu pragnie
(trad. La donna che
desidera il peccato) nel 1929. Dopo quest’ultimo film si ritira, anche perché il
suo cinema
indipendente piace alla critica ma non al pubblico e nemmeno alla
censura che
lo accusa di trattare argomenti non patriottici e non nazionalisti.
Purtroppo
nessuno dei suoi film è arrivato fino a noi.
Franczyszek Zyndram-Mucha
fonda una delle prime troupe che seguono direttamente
le
truppe al fronte e fonda anche il primo archivio cinematografico. Si
occupa di
tenere corsi di cinema e crea anche lui una propria
casa di
produzione indipendente. Uno dei suoi film è Złodziej
e dziewczynka (trad. Il ladro e la ragazza) del 1923, che
narra di una ragazza che vive con la madre, a cui viene raccontata una
storia
su un ladro che irrompe nelle case e ne uccide gli abitanti. Quando un
vagabondo bussa alla sua porta, spaventata gli regala tutto quello che
possiede
sperando così di mandarlo via salvando la propria vita e quella della
madre. Il
vagabondo, che in realtà è un ingegnere tornato dalla guerra ed è anche
suo
padre, grazie ai doni ricevuti diventa il direttore di una fabbrica.
Dopo un
po’ di tempo, però, la ragazza lo riconosce e lo denuncia. L’uomo
finisce in
carcere, e solo quando uscirà verrà chiarita la questione della sua
paternità.
Leon Trystan,
ebreo, è un regista, critico e teorico del cinema. La sua attenzione si
concentra in particolare sul ritmo del film, che egli paragona alla
musica,,
e sulla
“Fotogenia” come capacità dell’immagine in movimento di ritrarre un
oggetto o
un personaggio in modo espressivo.
Scrive su vari periodici di critica cinematografica, si occupa anche di
pubblicità ed è affascinato dal cinema americano e francese di
avanguardia. Nei
suoi film applica gli ideali di estetica cinematografica che teorizza
nei suoi
scritti.
Nel 1927 gira Bunt krwi i
żelaza (trad. La rivolta del sangue e del ferro) il cui
protagonista, un
professore della scuola delle belle arti, porta a casa propria un suo
studente
e amico, Stach, il quale si innamora perdutamente di sua moglie Irena.
Un
giorno il professore vede il suo amico e studente in ginocchio mentre
bacia le
mani della donna. Sconvolto vaga per Cracovia senza meta. Alla fine si
uccide,
mandando alla moglie un’immagine con un teschio con dietro due ossa
incrociate.
Irena lascia Stach
e va a vivere dai
suoi genitori. Questi trova sul retro dell’immagine alcune parole di
perdono
scritte dal professore cerca di avvisare Irena, che però si trova su un
treno per tornare a
casa.
Il macchinista cade dal treno e quest’ultimo procede senza
controllo
pronto alla distruzione. Stach salva i passeggeri e Irena, la quale,
rassicurata dalla testimonianza di perdono da parte del marito e
colpita dall’eroismo di Stach, decide di passare il resto della vita
con quest’ultimo.
Tra le altre cose
gira due commedie con Eugeniusz
Bodo, Dwa
dni w raju (trad. Due giorni in paradiso)
del 1936 e Piętro wyżej (vedi
capitoli
successivi) del 1937, che verranno anche tradotte in inglese e yiddish
per la
diffusione in USA.
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Marta
Cardinale
e Francesco Prestia © 2013
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