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STORIA DEL CINEMA POLACCO

La prima storia del cinema polacco pubblicata in rete in lingua italiana

Il cinema muto tra le due guerre

Nel periodo tra le due guerre l’interesse per il cinema da parte del pubblico polacco aumenta, anche se paradossalmente, a parte la Sfinks di Hertz, non ci sono fondi né investitori disponibili per produrre film.

 

Inizia a svilupparsi una fitta rete di sale cinematografiche. Nel 1921 ce n’erano 400 in tutta la Polonia, che raddoppiano nel giro di una ventina d’anni[1]. In questo periodo in Polonia si vanno a vedere film di Chaplin, Griffith, Murnau, Ejzenštejn e Keaton, mentre la produzione locale è in buona parte di livello piuttosto basso. Se nel cinema americano di allora si esalta l’azione e l’insegnamento morale, in quello tedesco l’aspetto psicologico sentimentale e in quello russo l’utilità sociale, tra i critici polacchi si parla di “insensibilità cinematografica” e di cinema come meccanica trasposizione di letteratura. I personaggi sono schematizzati e privi di approfondimento psicologico e le tematiche sempre le stesse.

 

Su questo sfondo continua a svilupparsi quella tendenza, nata durante la prima guerra mondiale e inizialmente impegnata nella propaganda antizarista, che spinge il cinema verso tematiche di attualità come l’idea nazionale, il sacrificio patriottico, il romanticismo militare e l’eroismo.



[1] Polish national cinema di Marek Haltof - Berghahn Books, 2 Maggio 2012


Cinema politicizzato

All’interno di questo modello “politicizzato” le trame dei film sono spesso semplici e schematiche, e soprattutto simili tra loro. Il film tipico ha sicuramente tra i personaggi un soldato che si innamora di una ragazza e sullo sfondo non manca mai la peggiore minaccia che preoccupa la Polonia di quel tempo, ovvero la guerra Russo-Polacca. In questi film, come nella realtà, la Russia è vista come un ospite sgradito per un paese che si sente parte dell’Europa e non dell’ Oriente: i polacchi sono buoni e onesti, i Bolscevichi violenti e senza scrupoli, i personaggi sono quindi schematizzati e senza sfumature.

 

Bisogna tuttavia sottolineare che questa corrente rappresenta un notevole cambiamento, perché i registi che appartengono ad essa abbandonano per un po’ le trasposizioni letterarie per raccontare ciò che effettivamente sta succedendo in quel momento, utilizzando spesso anche immagini di repertorio.

 

Dla Ciebie Polsko

Film emblematico da questo punto di vista è Dla ciebie, Polsko (trad. Per te, Polonia), del 1920 di Antoni Bednarczyk. Si svolge nel 1919 quando Wilnius, abbandonata dall’esercito tedesco, diventa oggetto di conflitto tra i Polacchi e i Bolscevichi. Hanka saluta il suo amato Franek, che parte per la leva, alla stazione di un paese di campagna. Ma dopo la partenza arrivano i Bolscevichi e saccheggiano e uccidono gli abitanti del villaggio. Il loro capo obbliga il nonno di Hanka a dare fuoco alla propria casa, nelle cui fiamme quest’ultimo muore.

Poi l’orda di banditi occupa il tribunale e organizza un’orgia dopo aver rapito le ragazze del villaggio. La cavalleria polacca interviene e salva la situazione, mentre Hanka decide di diventare infermiera e andare al fronte per servire la patria e essere più vicina al suo amato. Il recupero di Wilnius da parte dei polacchi chiude il film, in cui il regista inserisce immagini reali girate da inviati al fronte che riprendono il ritorno trionfale di Piłsudski a Varsavia per i festeggiamenti.

 

Cud nad Wisłą

Un altro film appartenente a questa corrente è Cud nad Wisłą (trad. Miracolo sulla Vistola), del 1921 di Ryszard Bolesławski, prodotto dalla Orient-Film che dipendeva direttamente dal Ministero della Difesa. La storia ha inizio durante la vigilia di Natale e ha come protagoniste due coppie di innamorati la cui serenità natalizia è minacciata dall’avvicinarsi dei soldati Bolscevichi. Un dottore, che lavora in un ospedale per bambini, si innamora di un’infermiera, Ewa. La figlia di un ricco proprietario terriero si fidanza con un giovane ereditiere. Ewa e il dottore rischiano la fucilazione da parte dei bolscevichi, ma grazie alla vittoria dei soldati polacchi nella battaglia di Varsavia del 1920 (battaglia soprannominata appunto “Miracolo sulla Vistola”), le due coppie si potranno finalmente sposare. Parte del film è andata perduta.

 

Ryszard Bolesławski nasce e si forma a Mosca, dove studia all’accademia teatrale e poi si trasferisce in Polonia nel 1917. Stufo degli intrighi che caratterizzavano l’ambiente teatrale di Varsavia, senza nemmeno aspettare di assistere alla prima di Cud nad Wisłą parte e si trasferisce negli Stati Uniti, dove diventa uno dei più famosi registi dell’epoca. Gira, tra l’altro, con Marlene Dietrich uno dei primi film a colori al mondo. Il suo nome si trova sulla Walk of Fame di Hollywood.

 

Mogiła nieznanego żołnierza

Sempre all'interno della corrente “politicizzata” esiste un filone che segue quello oramai consolidato degli adattamenti letterari: ne è un esempio Mogiła nieznanego żołnierza (trad. La tomba del milite ignoto) del 1927, di Ryszard Ordyński, tratto dall'omonimo romanzo di Andrzej Strug. Il film risulta un compromesso tra un melodramma e il cinema di propaganda: un padre di famiglia parte dalla stazione di Cracovia salutando moglie e figlia per andare in guerra. Fatto prigioniero viene costretto ai lavori forzati in Unione Sovietica.

Grazie all’amore di una contadina fugge in Crimea, dove si innamora di lui una principessa. Viene arrestato, ma un suo amico risponde all’appello per la fucilazione al posto suo per salvarlo. Tuttavia alla moglie giunge la notizia della sua morte. Perse oramai le speranze di ritrovare il marito, decide di risposarsi. Nello stesso giorno la figlia, disperata per la perdita dell’amato padre, tenta di uccidersi mentre il padre stesso, che invece era vivo e stava finalmente tornando in Polonia, viene colpito da un proiettile polacco proprio mentre sta attraversando il confine. Sullo sfondo sfilano le truppe di Piłsudski che hanno combattuto per l’indipendenza della Polonia.

 

Questo film viene pubblicizzato come un grande dramma sul sacrificio e sull’eroismo, tuttavia le scene sono eccessivamente enfatiche, le didascalie troppo lunghe e la tematica della telepatia tra padre e figlia risulta un po’ kitsch. Inoltre è poco credibile il personaggio della figlia che, pur essendo vestita come una bambina e nonostante si comporti come tale, è chiaramente adulta.

Ryszard Ordyński è ebreo e si forma a Varsavia. È un appassionato di teatro, scrive recensioni per i giornali e viaggia molto. In uno dei suoi viaggi conosce Max Reinhardt a Monaco e collabora con lui per un po’; contemporaneamente si occupa di alcune regie al Deutches Theater di Berlino. Durante la prima guerra mondiale emigra negli Stati Uniti dove firma un contratto con la Metropolitan Opera. Scaduto il contratto torna in Polonia, dove si occupa ancora di teatro, e anche di cinema. Durante la seconda guerra mondiale emigra negli Stati Uniti, ma torna di nuovo in Polonia nel 1947.

 

Tra i suoi film vi è anche la riduzione cinematografica del Pan Tadeusz (trad. Signor Taddeo) del 1928, tratto dal poema in 12 libri di Adam Mickiewicz. Il film, andato perduto durante la seconda guerra mondiale, viene ricostruito pezzo per pezzo fino al raggiungimento di 42 minuti. Gli ultimi spezzoni sono stati ritrovati nel 2006.

 

Pan Tadeusz

Il Pan Tadeusz era già stato rappresentato sotto forma di “immagini in movimento” prima del 1908, ovvero prima della nascita del primo film di finzione polacco. Di solito tali rappresentazioni venivano corredate di letture del testo originale e musica.

Il film di Ryszard Ordyński si inserisce nell’ambito dei festeggiamenti del decimo anniversario dell’indipendenza e intende porsi a difesa del poema di Mickiewicz.

In questo periodo infatti la Polonia si trova ad essere indipendente e un’opera che ha sullo sfondo la lotta di contadini contro gli invasori russi rischia di essere ormai anacronistica. In occasione della prima proiezione della pellicola il critico Jan Lechoń aveva anche scritto un articolo intitolato Kino w obronie Pana Tadeusza (trad. Il cinema in difesa del Pan Tadeusz).

 

Alla prima è presente anche Piłsudski, il quale sostiene con fervore questo desiderio di rivalutare il poema. In alcune scene, in cui il regista voleva esaltare la grandezza della Polonia nelle azioni militari, aveva partecipato anche un suo battaglione[1]. Il famoso maresciallo però, insoddisfatto del risultato, per esprimere la sua opinione in modo non troppo scortese narra al regista un aneddoto sul principe Mendog, che invitava a grandi feste i suoi ospiti nel suo castello in Lituania per poi ucciderli. Così come Piłsudski, anche la critica ritenne che questo film non rendesse affatto onore alla grandezza dell’opera letteraria.



[1] https://www.palac.art.pl/content/view/1632/155/


Cinema di intrattenimento

Durante questo decennio si formano alcune piccole industrie cinematografiche effimere che producono uno oppure pochissimi film che si slegano da politica e temi sociali mantenendo come unico scopo l’intrattenimento. In particolare si nota in essi una certa influenza proveniente dal modello tedesco espressionista, con presenza di tematiche come il destino, il soprannaturale, la metempsicosi, l’ipnosi e la doppia personalità.

 

Una di queste produce Przeznaczenie (trad. Destino) nel 1928 di Janusz Star. Il protagonista del film, Zbyszek, è un bambino perduto che  viene trovato e accolto da un pescatore che ha una figlia. Alla morte del pescatore i due bambini vengono adottati da un prestigiatore itinerante che li usa per i suoi trucchi mettendo spesso in pericolo la loro vita.

La bambina, Marta, viene ferita e portata in un orfanotrofio, e Zbyszek la cerca dappertutto e infine la trova. Diventati adulti Marta scrive un libro autobiografico e i genitori di Zbyszek capiscono che loro figlio è vivo e lo ritrovano.

 

Mocny Człowiek

Julian Krzewiński, l’attore che interpreta il prestigiatore, ha in questo film un ruolo di secondo piano ma girerà moltissimi altri film, tra cui anche il Pan Tadeusz, dello stesso anno, e Mocny Człowiek (trad. L’uomo forte) di Henryk Szaro. Quest’ultimo è un dramma psicologico del 1929 basato sull’omonimo libro di Stanisław Przybyszewski con lo stesso titolo. Il film è stato ritrovato in Belgio nel 1997, e racconta il declino morale di un artista che uccide un amico scrittore per rubargli un romanzo. Un altro film cui partecipa Julian Krzewiński è Przedwiośnie (trad. Pre-primavera), del 1928 diretto, come il precedente, da Henryk Szaro e tratto dal libro di Stefan Żeromski con lo stesso titolo. Narra la storia di un uomo cresciuto all’estero che decide di tornare in Polonia nel periodo tra le due guerre.

 

Henryk Szaro è in realtà Henoch Szapiro, ebreo che si forma a San Pietroburgo. Nel 1923 si trasferisce a Berlino dove lavora per un Cabaret di emigranti russi detto Sinaja ptica (trad. L’uccello blu). Per seguire quest’ultimo va a Varsavia, dove si stabilisce definitivamente. Il suo primo film è Rywale (trad. Rivali), del 1925. Partecipa attivamente alla vita cinematografica di Varsavia ed è il fondatore dell’Associazione Polacca dei Produttori Cinematografici. Nel 1929 diventa membro onorario dell’Union des Artistes Cinematographiques di Nizza e nel 1930 gira il suo primo film sonoro. Durante la seconda guerra mondiale muore ucciso dai tedeschi.

 

Vi è inoltre un’altra corrente che predilige un genere di film più simile ai film romantici o di azione americani. Ad essa si può attribuire Iwonka del 1925, storia d’amore tra un’istitutrice e un tenente che si occupa di combattere i banditi locali. La protagonista è interpretata da Jadwiga Smosarska, attrice già protagonista di Tajemnica przystanku tramwajowego del 1922 e di Cud nad Wisłą, e che diventerà la star in cui molte donne polacche vorranno immedesimarsi. La troviamo in innumerevoli film di questo periodo, in ruoli che vanno da infermiera a procuratore, da laureata in ingegneria travestita da ragazzo a istitutrice. È talmente famosa che in una commedia del 1937, Piętro Wyżej (vedi capitoli successivi), un personaggio che parla di una bella ragazza esclama: cosa pretendi, che sia come Jadwiga Smosarska, o Marlene Dietrich?

 

Molti dei film appartenenti a questa corrente “americana” sono prodotti dalla Sfinks, come ad esempio l’appena citato Tajemnica przystanku tramwajowego e Ziemia Obiecana (trad. Terra promessa). Quest’ultimo, diretto da Aleksander Hertz nel 1927, è tratto dall’omonimo romanzo di Władysław Reymont della fine dell’800 ambientato a Łódź, lo stesso su cui si basa l’omonimo e più recente film di Andrzej Wajda. La storia dei tre protagonisti, che hanno come primario scopo quello di fare soldi in una società capitalistica e industrializzata, non è solo un manifesto politico contro il capitalismo ma anche contro l’urbanizzazione. Contrappone quindi la vita dei paesi e dei contadini intorno a Łódź col suo sistema di valori alla “patologia” del sistema urbano.

 

Nell’ambito della corrente “politicizzata” si potrebbe collocare infine una regista donna, per l’esattezza la prima a dirigere personalmente e autonomamente un film in Polonia: si chiama Nina Niovilla e nel 1919 gira Tamara, un film ambientato sullo sfondo delle battaglie tra polacchi e ucraini a Lwów negli anni subito precedenti a questa produzione.

 

Questa figura poliedrica cura, oltre alla regia, anche la sceneggiatura e la produzione dei suoi film. Fonda scuole di recitazione in varie città della Polonia e tra il 1919 e il 1923 gira altri tre film: Czaty (trad. Chiacciere) del 1920, basato su una ballata di Adam Mickiewicz; Idziem do Ciebie, Polsko, Matko Nasza (trad. Vengo da te, Polonia, madre nostra) del 1921,  film propagandistico, turistico-folcloristico sulla vita sulle montagne del Podhale e Młodość zwycięża (trad. La gioventù vince) del 1923.

 

Quest’ultimo è la storia di una moglie annoiata sposata con un uomo anziano, la quale si innamora del figlio che suo marito ha avuto da un precedente matrimonio. Quest’ultimo è fidanzato con sua sorella minore, con cui la donna si mette in competizione.

 

I film di Nina Niovilla sono considerati di alto livello per la qualità delle loro esecuzione, e meno per le trame che, come per quanto riguarda quest’ultimo film, risultano forse un po’ troppo melodrammatiche. Purtroppo nessuno dei film di questa regista si è mantenuto fino ad oggi.


Cinema Autotelico

In questo periodo vi sono tre personalità artistiche indipendenti che hanno la peculiarità di cercare di creare un loro stile e di affrontare il cinema a livello teorico, fondando scuole di cinema o tenendo corsi, e mettendo sullo schermo le teorie sostenute solo in un secondo tempo. Sono Wiktor Biegański, Franczyszek Zyndram-Mucha e Leon Trystan.

 

Wiktor Biegański utilizza mezzi di espressione particolari soprattutto riguardo al montaggio e, come raramente è accaduto fino ad ora, utilizza anche attori non professionisti. Fonda una scuola di cinema indipendente a Varsavia che si chiama Kinostudia, nella quale si formeranno anche Leonard Buczkowski e Michał  Waszyński e che poi diventerà Istytut Filmowy. Anche se forse il suo punto debole sta proprio nella sceneggiatura, scrive lui stesso i suoi film, che si potrebbero definire come film d’azione caratterizzati da un tono che tende al melodrammatico.

 

In essi avvengono furti, omicidi, indagini e inseguimenti in auto e le location spesso si trovano sui monti Tatra. Le storie trattano di amore, tradimento e vendetta. Gira tra gli altri Wampyry Warszawy, Tajemnica Taksówki 1051 (trad. Vampiri di Varsavia, il segreto del taxi 1051) del 1925 e Kobieta, która grzechu pragnie (trad. La donna che desidera il peccato) nel 1929. Dopo quest’ultimo film  si ritira, anche perché il suo cinema indipendente piace alla critica ma non al pubblico e nemmeno alla censura che lo accusa di trattare argomenti non patriottici e non nazionalisti. Purtroppo nessuno dei suoi film è arrivato fino a noi.

 

Franczyszek Zyndram-Mucha fonda una delle prime troupe che seguono direttamente le truppe al fronte e fonda anche il primo archivio cinematografico. Si occupa di tenere corsi di cinema e crea anche lui una propria casa di produzione indipendente. Uno dei suoi film è Złodziej e dziewczynka (trad. Il ladro e la ragazza) del 1923, che narra di una ragazza che vive con la madre, a cui viene raccontata una storia su un ladro che irrompe nelle case e ne uccide gli abitanti. Quando un vagabondo bussa alla sua porta, spaventata gli regala tutto quello che possiede sperando così di mandarlo via salvando la propria vita e quella della madre. Il vagabondo, che in realtà è un ingegnere tornato dalla guerra ed è anche suo padre, grazie ai doni ricevuti diventa il direttore di una fabbrica. Dopo un po’ di tempo, però, la ragazza lo riconosce e lo denuncia. L’uomo finisce in carcere, e solo quando uscirà verrà chiarita la questione della sua paternità.

 

Leon Trystan, ebreo, è un regista, critico e teorico del cinema. La sua attenzione si concentra in particolare sul ritmo del film, che egli paragona alla musica,[1], e sulla “Fotogenia” come capacità dell’immagine in movimento di ritrarre un oggetto o un personaggio in modo espressivo[2]. Scrive su vari periodici di critica cinematografica, si occupa anche di pubblicità ed è affascinato dal cinema americano e francese di avanguardia. Nei suoi film applica gli ideali di estetica cinematografica che teorizza nei suoi scritti.

 

Nel 1927 gira Bunt krwi i żelaza (trad. La rivolta del sangue e del ferro) il cui protagonista, un professore della scuola delle belle arti, porta a casa propria un suo studente e amico, Stach, il quale si innamora perdutamente di sua moglie Irena. Un giorno il professore vede il suo amico e studente in ginocchio mentre bacia le mani della donna. Sconvolto vaga per Cracovia senza meta. Alla fine si uccide, mandando alla moglie un’immagine con un teschio con dietro due ossa incrociate. Irena lascia  Stach e va a vivere dai suoi genitori. Questi trova sul retro dell’immagine alcune parole di perdono scritte dal professore cerca di avvisare Irena, che però si trova su un treno per tornare a casa. Il macchinista cade dal treno e quest’ultimo procede senza controllo pronto alla distruzione. Stach salva i passeggeri e Irena, la quale, rassicurata dalla testimonianza di perdono da parte del marito e colpita dall’eroismo di Stach, decide di passare il resto della vita con quest’ultimo.

 

Tra le altre cose gira due commedie con Eugeniusz Bodo, Dwa dni w raju (trad. Due giorni in paradiso) del 1936 e Piętro wyżej (vedi capitoli successivi) del 1937, che verranno anche tradotte in inglese e yiddish per la diffusione in USA.



[1] Kino jako muzyka wzrokowa di Leon Trystan in Film Polski 2-3 del 1923

[2] Photogénie di Louis Delluc - M. de Brunoff, Parigi 1920