Wojciech Jerzy Has
nasce nel 1925 a Cracovia e, come Jerzy Kawalerowicz
e Andrzej Wajda,
si forma durante la
guerra all’Accademia delle belle arti come pittore. A partire dal ’46
entra a
far parte della Wytwórnia Filmów Dokumentalnych (Studio cinematografico
documentaristico) a Varsavia, dove rimane fino al ’50, quando si sposta
alla
scuola di cinema di Łódź continuando ad occuparsi di film
didattico-documentaristici.
Nel frattempo, nel
’47, debutta con il suo primo mediometraggio
di finzione, Harmonia,
mai distrubuito. A
partire dal 1957 abbandona completamente i documentari per dedicarsi
ai film
di finzione.
Il suo č un cinema
visionario e quasi pittorico, che presta
particolare attenzione allo sfondo, ad elementi che non sono per forza
funzionali al film ma che creano un’inconfondibile atmosfera di
contorno
irreale e onirica. Tale atmosfera č coadiuvata da un sonoro altrettanto
irreale, fatto di suoni ripetitivi di sfondo come un violino stonato
che ripete
sempre la stessa melodia, il rumore della strada, le voci ovattate di
persone
che litigano o di venditori ambulanti, gli uccellini che cantano in
modo
ossessivo, ecc.
Il tempo non scorre
sempre in modo lineare, ma a ritroso o
in modo circolare. Le tematiche sono spiccatamente
psicologico-esistenziali,
distaccandosi da altri esponenti della Scuola Polacca. Il critico Mirosław Przylipiak
definisce il cinema di
Has come “cubismo temporale”: Cosģ
come il
cubismo nella pittura consiste nel mettere insieme le immagini in
differenti
aspetti spaziali della realtą, cosģ il “cubismo temporale” consiste nel
mettere
nell’ambito della stessa scena diversi piani temporali.
La svolta a favore
della finzione avviene nel 1957 con Pętla
(trad. Il cappio),
tratto da un
racconto di Marek
Hłasko che,
ambientato nelle strade della Varsavia del dopoguerra, descrive i
vagabondaggi
di Kuba,
un alcolizzato in balia della
propria dipendenza. Distaccandosi dal racconto originale, Has rivede
questo
tema in chiave esistenziale. Il personaggio di Hłasko č cinico e
istintivo,
quello di Has, interpretato da Gustaw
Holubek,
che diventerą l’attore preferito del regista, č timido e braccato dal
proprio
destino: come un personaggio kafkiano ogni azione che intraprende gli
si
rivolta contro in una spirale senza uscita e lo riporta sempre al punto
di
partenza.
Il film si apre e
si chiude alla stessa ora, le otto di
mattina, e con le stesse azioni del protagonista e un telefono che
squilla in
modo ossessivo. Il tempo segue un movimento circolare, gią anticipato
dal
titolo che in polacco, oltre a significare “cappio”, indica anche il
capolinea
di un tram dove il mezzo gira su se stesso per poi ripercorrere
all’indietro la
sua strada.
La pellicola, in
apparenza realistica, porta nel cinema
polacco di questi anni una nuova forma. Pił importante della trama del
film č
l’interpretazione e gli indizi che il regista ci dą per arrivare ad
essa.
Questa tendenza si vedrą anche nella maggior parte dei suoi successivi
film
come Pożegnania (trad.
Addii) del 1958, Wspólny
pokój (trad. Stanza
in comune) del 1959, Rozstanie
(trad. Separazione) del 1960 e Jak być kochaną (trad. Come
essere amata) del
1962.
Pożegnania ha come
sfondo il mondo dell’inteligencja e dell’aristocrazia polacca
prebellica: i protagonisti hanno come principale pensiero quello di
sfuggire alle convenzioni del loro mondo e di assumere un atteggiamento
di ribellione nei confronti di queste ultime. Sognano altre emozioni e
una vita vera, sono pieni di sfumature, troppo deboli e infantili per
riuscire ad essere davvero dei ribelli. Il clima č inafferrabile. Gli
interpreti sono l’attrice debuttante Maja
Wachowiak e un interiormente complicato Tadeusz
Janczar , a tratti irritante, a tratti perso e
incapace di capire cosa vuole.
I due si conoscono
in un locale notturno nel 1939
e scappano insieme dalla cittą verso la solitudine della campagna.
Affittano una stanza in una villa che sembra un mausoleo dei ricordi
nazionali, piena di cimeli vecchi e polverosi. Subito dopo ha luogo il
primo addio, scoppia la guerra. Si rincontrano anni dopo, nel 1944,
quando lui, Paweł, esce da Auschwitz e lei, Lidka, si č sposata
con un conte cugino di
lui e vive nella casa della contessa Rosa, che si trova non lontano
dalla villa dove erano stati insieme.
La casa della
contessa racchiude nel suo
arredamento il mondo perduto della piccola nobiltą dei proprietari
terrieri, icona di tutto ciņ che una volta aveva valore e ora č
diventato privo di significato. Vi si rifugiano personaggi in fuga da
una Varsavia distrutta, che non riescono ad accettare che il loro
passato non esiste pił.
Quando torna, Paweł
affitta di nuovo la stanza
nella villa. La proprietaria gli dice che non cambierą le lenzuola,
perché sono le stesse del ’39 e da allora nessuno vi ha mai pił
dormito. Tutto ciņ che si trova nella villa e nella casa della contessa
rimane come cristallizzato, escluso dal normale scorrere del tempo.
Il regista riprende
qui il tema della ripetizione
e non rinuncia all’ impronta inconfondibile del suo cubismo temporale:
il film ha, infatti, due principali strati temporali: uno ambientato
nel ’39 e uno nel ’44, scanditi da altrettante scene simili tra loro in
cui Paweł guarda da una finestra attraverso un vetro sporco. Nella
prima scena osserva una coppia che si dice addio, nella seconda segue
con lo sguardo distratto gli ultimi tedeschi in fuga. Le riprese in cui
prima Paweł e Lidka e poi solo Paweł affittano la stanza nella villa si
ripetono identiche, con la differenza che la seconda volta Paweł č
solo. Il film inizia con un addio e finisce con un addio.
Sullo sfondo di
questi due strati principali c’č
quello del tempo fermo, quello dell’alone di passato pił remoto che
avvolge la villa e la casa della contessa e i personaggi che le
abitano. E’ facile associare questi due edifici a quello che anni dopo
Has ritrarrą nel suo Sanatorium
pod Klepsydra (In italiano: Il sanatorio all’insegna della clessidra).
Wspólny pokój č un
ritratto psicologico di un variegato insieme di personaggi che
affittano una camera
in un palazzo nel centro storico di Varsavia nel periodo tra le due
guerre:
giovani intellettuali costretti all’inattivitą, poeti ammalati di
tubercolosi,
giovani che non trovano lavoro e studenti che si uccidono per non aver
passato
un esame; in Rozstanie,
invece, l’attrice
Magdalena torna dopo anni al paese natale per il funerale del nonno. Il
mondo
idealizzato della sua infanzia crolla, le persone del paese sono
divenute per
lei anacronistiche e ridicole, si sente sperduta e a disagio. L’attrice
č Lidia Wysocka,
accompagnata da Gustaw
Holoubek che ricompare qui nel ruolo del suo pretendente Rennert. Olek,
il
ragazzo con cui Magdalena passa la notte, č un Władysław Kowalski
giovanissimo agli albori
della sua carriera di attore.
Quando esce Jak być kochaną,
infine, i critici pensano ad un altro film sulle ferite della guerra e
dell’occupazione, ma gią dai primi minuti della pellicola ci si rende
conto che
non č cosģ: la guerra e l’occupazione sono solo un pretesto per
raccontare una
tragica e commovente storia d’amore non corrisposto. La protagonista, Felicja, č
un’attrice con una luminosa
carriera davanti a sé e nasconde nel proprio appartamento l’amato Wiktor Rawicz (Zbigniew Cybulski),
anch’egli attore,
sospettato di aver ucciso un tedesco. Felicja conta sulla gratitudine
di Wiktor
e spera che, grazie alla convivenza forzata, prima o poi la ricambi.
E’ pronta a
qualunque sacrificio per lui, ma non capisce che
č proprio questo che rappresenta, per un uomo cosģ debole e privo di
carattere
quale č Wiktor, il peso pił insopportabile. La speranza di Felicja č
che dopo
la guerra l’uomo continui a stare con lei per scelta e non pił per sola
necessitą. Purtroppo, perņ, lui tornerą da lei solo per uccidersi
gettandosi
dalla finestra dell’appartamento nel quale si svolge quasi tutto il
film.
Felicja, per la
quale questo evento si puņ dire abbia un
effetto in qualche modo liberatorio, diventerą famosa grazie a un
programma
radiofonico in cui racconta, appunto, tragiche storie d’amore. Il film
si
svolge in flashback durante il volo che la porterą a Parigi. Felicja č
interpretata da Barbara
Krafftówna in
uno dei pił bei ruoli femminili del cinema di quegli anni, che in
qualche modo
ricalca, con la sua dipendenza dall’amore, la dipendenza di Kuba
dall’alcol in Pętla.
Wojciech Jerzy Has,
pur appartenendo alla Scuola Polacca, si
discosta alquanto da alcuni suoi esponenti come Wajda e Munk: nel film Jak być kochaną
inserisce persino una sequenza
che sembra in aperta contrapposizione con la poetica di Wajda: in un
locale una
donna vestita come la tenutaria di un bordello canta la canzone Czerwone Maki,
mentre gli avventori del
bar bevono e si divertono e Wiktor racconta le sue eroiche quanto false
avventure di guerra. Questa stessa canzone, qui utilizzata in modo
alquanto
dissacrante in una scena a dir poco grottesca, č il sottofondo di una
delle pił
importanti e toccanti scene di Cenere
e diamanti,
dove ha una valenza completamente diversa.
La
carriera di Has non si ferma
qui: seguiranno, infatti, veri e propri capolavori. Nel 1964 esce il
suo Rękopis znaleziony w
saragossie (Titolo italiano: Il
manoscritto trovato a Saragozza), commedia surrealista in
costume che
vede come protagonista di nuovo Zbigniew Cybulski e nel cast una
quantitą notevole
di attori che rappresentavano, o avrebbero rappresentato in seguito, la
storia
del cinema polacco. Quattro anni dopo č la volta di Lalka (trad. Bambola)
e dopo altri cinque anni
si cimenta nel riuscitissimo collage-adattamento cinematografico di Sanatorium pod klepsydrą (Titolo
italiano: Il
sanatorio all’insegna della clessidra), tratto in modo
fedelissimo dall’omonimo
testo di Bruno Schulz.
Il
regista riprende da quest’ultimo
l’atmosfera e molti episodi, mescolandoli a quelli di Le botteghe color cannella
in un film che
č un flusso ininterrotto di parole, suoni e immagini indimenticabili.
Nessuno
meglio di Has avrebbe mai potuto rappresentare in modo cosģ fedele e
vivo
l’atmosfera onirico-fiabesca del mondo di Schulz. Non a caso Has mette
in bocca
ai personaggi le frasi originali dei due testi, cosģ come l’aveva
scritte Schulz,
seppur in ordine sparso e con accostamenti assai personali.
Nel
film recita un bravissimo Jan
Nowicki, che a quel tempo aveva gią dato
vita a due dei suoi migliori personaggi: lo studente con la sciabola in
Bariera
di Jerzy
Skolimowski del 1966 e Marek in Życie
rodzinne (trad. Vita familiare) di Krzysztof
Zanussi del 1970.
Dal ’74 Has insegna
alla scuola di cinema di Łódź, dove
diventa rettore nell’89 e a cui rimane legato fino alla sua morte che
avviene
nel 2000. Si puņ anche dire che questo regista sia stato una delle
maggiori fonti di ispirazione di due suoi famosissimi colleghi poco pił
giovani: Jerzy Skolimowski e Roman Polański.
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