Nel 1949 vengono
organizzate diverse conferenze per
determinare le modalità del fare arte in Polonia e per gettare le basi
dell’arte
del Socrealizm (realismo socialista). A Stettino si parla di
letteratura, nella
zona di Obory di teatro, a Katowice di arti plastiche, a Łagów di
musica. Di
cinema si parla al Congresso dei Cineasti sulla Vistola.
In questa occasione
si stabiliscono le norme da seguire per
far sì che il cinema segua alla lettera i canoni dogmatici dello
stalinismo,
tenendo conto della celebre frase detta da Lenin che, in una
conversazione con A.
V. Lunacharsky tenutasi nell’Aprile 1919,
affermò che il cinema era la più importante delle arti.
Aumenta così il
numero di comitati e organizzazioni che hanno
voce in capitolo per giudicare i film sia in fase di progetto che di
distribuzione. Se prima di queste conferenze i film venivano comunque
realizzati, seppur spesso non distribuiti, da questo momento in poi si
cercherà
di girare solo film che con buona probabilità verranno approvati dalle
autorità. La conseguenza è che i film vengono più e più volte
“politicamente
rielaborati”.
La sceneggiatura,
come già avveniva negli anni precedenti, acquisisce
un ruolo sempre più importante, e finisce per diventare la base del
successo
ideologico del film. Diventa soprattutto uno strumento prezioso per
controllare
il messaggio del film prima che venga prodotto: continua quindi ad
essere
sottoposta a un numero considerevole di revisioni finché non acquisisce
una
forma che possa essere accettata dal regime.
L’interesse verte
su temi di attualità, ma i film seguono
schemi molto rigidi e i loro contenuti spesso si riducono a mera
propaganda. La
guerra e l’insurrezione, temi che oramai è impossibile affrontare se
non
falsando completamente la realtà, scompaiono dagli schermi per un
periodo di
circa quattro anni. Il neorealismo italiano, che nato pochi anni prima
spesso
influenzava i registi polacchi e più in generale i registi
mitteleuropei, viene
tacciato di eccessivo pessimismo e eliminato dalle possibili fonti di
ispirazione.
Spesso i film nascono non a fronte di un’ispirazione ma su commissione
in
occasione di avvenimenti o commemorazioni politiche.
Łódź viene
designata come la città del cinema, proprio in
funzione della sua valenza di città industriale e “lavoratrice”. Non a
caso un
anno prima è stata aperta proprio qui la famosa scuola di cinema PWSFTViT,
che
vedrà tra i suoi studenti personaggi del calibro di Wajda, Skolimowski
e Polański.
La censura diventa
sempre più pesante e i il cinema scende
progressivamente di livello, così come avviene in tutti i paesi della
democrazia popolare. La realtà deve apparire esattamente come vuole
vederla il
regime, le trame devono per forza seguire le sue regole e basarsi su
modelli
prestabiliti.
Secondo Tadeusz
Lubelski
il
tipico film del Socrealizm ritrae le forze Bene contro quelle Male,
dove il
Bene è sempre associato al nuovo socialismo, al progresso, al futuro
radioso
del paese, mentre il Male è incarnato da tutto ciò che è vecchio, e
soprattutto
dall’imperialismo dell’occidente e dagli stermini di cui quest’ultimo è
il
maggior colpevole.
Esistono inoltre
categorie di personaggi “socrealistici” che
si ritrovano in tutti i film di questa corrente. Queste categorie,
sempre
secondo Lubelski,
possono ridursi a
quattro: il Maestro, l’Allievo, i Satelliti e il Nemico. Il Maestro è
quasi
sempre un segretario o funzionario del partito, il Nemico è in genere
un
proprietario terriero, una spia, o un sabotatore. L’Allievo è
inizialmente in
bilico tra bene e male, ma viene poi messo sulla retta via dal Maestro.
I
Satelliti sono personaggi che stanno dalla parte del Nemico e che
gradualmente
si rendono conto dell’errore e con fatica maturano, passando dalla
parte dei
“buoni”.
Bisogna dire
però che,
nonostante il livello dei contenuti spesso piuttosto basso, in termini
di
tecnica e di linguaggio il cinema di questi anni ha un valore
artistico
davvero notevole.
Leonard Buczkowski
e Ludwik Starski,
che come già detto
erano stati direttamente formati dal regime, rappresentano forse
l’unica
tipologia di autore che riesce effettivamente a convivere con le
inderogabili
direttive del regime.
Insieme girano nel
1953
Przygoda na Mariensztacie (trad. Avventura a Mariensztat),
esempio di
realtà distorta per accontentare i canoni del Socrealizm: nel film
infatti
regna un ottimismo che stride alquanto con la vera situazione di una
Polonia
completamente annientata dall’esperienza della guerra, non più
indipendente,
con i confini notevolmente ridotti e con l’ombra del regime che
incombe.
Si tratta del primo
film a colori di produzione polacca, e
racconta di una ragazza di campagna che va a Varsavia dove si innamora
di uno
dei lavoratori che stanno ricostruendo la città. Anni dopo la ragazza
torna a
Varsavia e i due si rincontrano per caso. La location, Mariensztat,
ovvero un quartiere centrale della parte settecentesca della città, è
stata scelta in
qualità di luogo
che mette insieme il tono romantico del film e il desiderio di mostrare
lo
sforzo dei lavoratori per ricostruire l'ex quartiere borghese.
A fatica continuano
a sopravvivere i due “battitori liberi” Wanda Jakubowska
e Aleksander Ford, ma
solo a patto di accettare
pesanti compromessi. Wanda Jakubowska per non sbagliare
decide di
accorciare i tempi e chiedere direttamente ad Albrecht,
direttore della Film Polski, quale
avrebbe potuto essere un argomento accettabile per un eventuale
prossimo film. Realizza
così Żołnierz zwycięstwa
(trad. Soldato della
vittoria), film biografico dedicato al generale Karol Świerczewski
e che fornisce una
visione alquanto idealizzata di questa figura divenuta oramai icona
della
propaganda comunista.
Per quanto riguarda
Aleksander
Ford, gli viene commissionato il film Młodość
Chopina (trad. La giovinezza di Chopin) che termina di
girare nel 1951.
Narra le vicende dei primi anni della giovinezza del compositore
evidenziandone
fortemente gli aspetti riguardanti la sua formazione creativa e in
particolare i
suoi contatti con la gioventù rivoluzionaria di Varsavia. Nel film sono
anche
ritratti con enfasi la povertà della campagna con le sue canzoni
popolari e i sentimenti
del giovane nel momento in cui scoppia la rivoluzione di novembre e
quando
abbandona i panorami familiari della sua patria. La musica nel film,
che spazia
dallo stesso Chopin a Bach, Mozart e Paganini, è suonata dai migliori
musicisti
polacchi contemporanei. In realtà il personaggio, visibilmente
trasformato in
un rivoluzionario del suo tempo per correre dietro ai canoni del
Socrealizm, perde
sensibilmente gran parte della sua autenticità.
Un suo film, che
invece si slega abbastanza dalla realtà del
Socrealizm e pertanto rappresenta una delle poche eccezioni alla
regola, è Piątka z ulicy
Barskiej (trad. I cinque della via
Barska) del 1953, che vince anche a Cannes. E’ un dramma
sociale
ambientato nella Varsavia distrutta del ’47, e racconta la storia di
cinque
giovani che dopo la guerra non sono in grado di vivere nelle nuove
condizioni
sociali e si danno al furto. La polizia li cattura e li dovrebbe
condannare a
due anni di prigione. Tuttavia, poiché un testimone dell’accusa non si
presenta, la sentenza viene sospesa e i ragazzi vengono affidati
all’operaio Wojciechowski
che li deve controllare e che cerca di lavorare per la loro
riabilitazione.
Nel frattempo,
però, i ragazzi trovano il testimone e lo attirano
in una cantina per far sì che non si presenti in tribunale per
testimoniare
contro di loro. In quest’occasione, in seguito ad un incidente, l’uomo
muore.
Due dei ragazzi trovano comunque lavoro nella metropolitana allora in
costruzione, e uno di essi pianifica un sabotaggio, che però viene
sventato. Il
film riscontra non pochi problemi ad uscire nelle sale perché tratta di
un problema
che, secondo la linea delle autorità, in Polonia non esisteva: il
problema
della delinquenza giovanile.
Al film partecipano
due futuri grandi del cinema polacco: Andrzej Wajda e Jerzy Lipman.
Wajda è l’aiuto regista, e nel
frattempo scrive la sceneggiatura di Pokolenie,
mentre Jerzy Lipman fa
l’operatore gettando
le basi per la sua futura carriera di direttore della fotografia che lo
vedrà
impegnato in molti dei migliori film girati fino agli albori degli anni
’70,
quando è costretto a fuggire dalla Polonia a causa dell’ondata di
antisemitismo
che invade il paese a partire dal 1968.
Nel 1950 esce il
film Dwie brygady
(trad. Due brigate), curato da Eugeniusz
Cękalski e diretto da ben 6 registi. Negli anni ’50 gli
attori di una compagnia
teatrale preparano un’opera “socrealistica” cecoslovacca ambientata in
una
fabbrica. Per la maggior parte degli attori più anziani l’opera è
estranea e
incomprensibile, mentre gli attori giovani sono pieni di entusiasmo.
Nascono conflitti generazionali all’interno della compagnia e il
regista decide di accompagnarla a visitare una fabbrica perché osservi
la realtà che dovrà rappresentare.A quanto pare gli stessi conflitti
generazionali sono presenti anche
tra gli
operai della fabbrica. La prima dello spettacolo riscuote molto
successo e ad
essa sono presenti anche gli operai, che grazie ad essa provano a
impegnarsi in
un miglior lavoro di squadra. Nel ruolo di uno dei giovani attori
troviamo
nuovamente il grande Tadeusz
Łomnicki.
Quattro anni dopo,
con la regia di Maria
Kaniewska, esce nelle sale Niedaleko Warszawy (trad. Non
lontano da Varsavia),
un dramma pieno di suspense su un sabotaggio da parte di spie
imperialiste in
un grande impianto industriale. I sabotatori hanno come obiettivo
l’interruzione della produzione e tentano anche di uccidere la
protagonista, ma
vengono fermati.
Maria Kaniewska è
attrice e regista, e debutta come aiuto regista in Miasto
nieujarzmione. Lavorerà
nel cinema e nella televisione fino ai
giorni
nostri.
Nel 1951 viene
prodotto Gromada,
debutto del promettentissimo regista Jerzy
Kawalerowicz insieme a Kazimierz Sumerski. È un film che
racconta la
vita del villaggio e le lotte di classe: alcuni contadini vogliono
costruire un
mulino e una “Casa della Cultura”. Il ricco proprietario di un altro
mulino
insieme ad alcuni kulaki (proprietari terrieri) cercano di impedire la
costruzione di questo edificio tramite corruzione, vodka, intrighi e
minacce.
Nonostante tutto il mulino viene costruito. Il ricco proprietario viene
arrestato, colto sul fatto mentre sta distruggendo la strada che porta
alla
nuova costruzione. La sua fidanzata, invece, lo lascia e si sposa con
uno dei
contadini.
Jerzy Kawalerowicz
si forma all’Accademia della belle arti
di Cracovia e la sua carriera cinematografica inizia con il film di
Wanda
Jakubowska Ostatni etap
nel 1948, nel
quale si occupa dell’aiuto alla regia. I suoi film hanno avuto
riconoscimenti
internazionali in festival come quello di Venezia e quello di Berlino,
e i suoi
film, a partire dal 1956 in poi, si collocano nell’ambito della
cosiddetta
Scuola Polacca. Dal 1955 dirige la squadra cinematografica "Kadr",
e durante questa sua carica produce almeno un centinaio di film tra cui
alcune
pellicole di registi del calibro di Andrzej
Munk e Andrzej
Wajda. A partire
dal 1980 insegna alla PWSFTViT.
Nel periodo del
Socrealizm gira Celuloza
(trad. Cellulosa), uno spaccato della
Polonia che attraversa le due guerre e che si ispira al neorealismo
italiano, pur
essendo bene immerso nell’essenza polacca: un ragazzo viene dalla
campagna e
attraversa una lunga serie di diverse realtà sociali tra cui quella dei
lavoratori di cellulosa, quella dei sindacati e dei politici e quella
dei
movimenti operai. Accusato di comunismo durante il servizio militare,
diventa
agente assicurativo a Varsavia, ma alla fine ritorna alla cellulosa e
si dedica
alla lotta rivoluzionaria.
Sempre di
Kawalerowicz è Pod
gwiazdą frygijską (trad. Sotto la stella frigia)
del 1954, che descrive
vari episodi della vita del protagonista Szczęsny durante le lotte dei
comunisti con il regime della Sanacja. Vi si rappresenta la costruzione
di una
stamperia clandestina, lo smascheramento di un provocatore, ucciso
dallo stesso
protagonista, e le manifestazioni di piazza degli operai soffocate
dalla
polizia. Allo stesso tempo vengono ritratte le fasi della storia
d’amore di Szczęsny
con Magda, un’attivista del partito. Szczęsny, che rischia l’arresto,
parte per
la Spagna per prendere parte alla guerra civile.
L’eccezione di
questi ultimi due film rispetto ai canoni del
Socrealizm sta nel fatto che i loro personaggi sono finalmente
tridimensionali
e umani, e non stereotipati come avviene nelle altre pellicole degli
ultimi
anni, anche se le tematiche, come la lotta di classe, la lotta per la
giustizia
e la rivoluzione, sono sempre quelle affrontate dalla maggior parte dei
registi
in questo periodo.
Tuttavia,
dopo la morte di Stalin e dopo questi due ultimi film di Kawalerowicz,
il
cinema del Socrealizm lentamente scompare.
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