Come si è visto, tolti i film che rappresentano in qualche
modo la continuazione della Scuola Polacca, il tema della guerra in questa fase
scivola spesso verso la propaganda. Mentre Munk, Wajda e Kutz, nei loro capolavori
da annoverare alla Scuola,
Propaganda che in alcuni casi tende a seguire un filone anti-tedesco,
in altri, invece, prende una direzione più patriottica e filo-sovietica.
Tra i film anti-tedeschi è di dovere menzionare Koniec naszego świata (trad. La fine del nostro
mondo) di Wanda Jakubowska, che tenta la ripetizione del suo Ostatni Etap (trad. L’ultima tappa) scegliendo
nuovamente come ambientazione il campo di sterminio di Auschwitz. Il suo
protagonista è Henryk, ex prigioniero del campo, che vi torna dopo tanti anni
per accompagnare a visitarne i resti due americani ignari del suo passato.
Si scatenano così i suoi ricordi relativi all’arresto, alla
perdita della moglie, all’organizzazione della resistenza mentre le SS tentano
di cancellare le tracce dei loro delitti e infine alla fuga dal campo. Il film
è basato sull’omonimo romanzo autobiografico del 1958 di Tadeusz Hołuj, anch’egli ex prigioniero ad Auschwitz
e presente nel cast del film. In realtà ciò che viene fatto emergere da questa
pellicola è che soltanto gli uomini di sinistra possiedono il livello morale
necessario per opporsi al male.
Un altro esempio simile è Pierwszy
dzień wolności (trad. Il primo giorno di libertà) di Aleksander Ford, girato, come Koniec naszego świata, nel 1964. Si svolge in
un paesino dei territori recuperati
alle porte del ’45, dove sono stati appena rilasciati da un campo di prigionia
alcuni ufficiali. Un medico tedesco con le figlie decide di rimanere per curare
i malati. Tra i polacchi, oltre a persone rispettabili, ci sono anche cinici,
ladri e malviventi di tutti i generi. Una delle figlie del medico viene
violentata da un polacco di ritorno da un campo di lavoro in Germania, e Jan,
un giovane connazionale di quest’ultimo, accorre in suo aiuto salvandola.
Successivamente, però, si scoprirà che la ragazza è filo hitleriana. Jan sarà
costretto ad ucciderla: la morale di questa storia sembra suggerire che da una
famiglia tedesca può nascere soltanto un nazista, facendo emergere lo spirito
spiccatamente anti-tedesco di cui si parla all’inizio di questo stesso capitolo.
Le pellicole appartenenti al secondo filone, invece, tendono
ad esaltare i meriti dell’Esercito Popolare Polacco e dei partigiani
socialisti, e il più delle volte i suoi autori appartengono ad un gruppo al cui
centro si trova la figura controversa di Mieczysław
Moczar. Ministro degli affari interni fino al ’68 e uomo molto influente
fonda in quegli anni il gruppo dei “Partyzanci”, Partigiani, che si oppone
energicamente al cosmopolitismo e al liberalismo.
Moczar lavora, tra le altre cose, anche per incrementare la
campagna accusatoria antisionistica, o per meglio dire antisemita, ed è un uomo
dalle mille facce: prima nemico dell’Armia Krajowa
e poi apparente difensore della sua riabilitazione negli anni ’60. I Partyzanci
erano per lo più veterani dell’Armia Ludowa
che informalmente criticavano la “stagnazione” e la mancanza di presupposti per
un qualche sviluppo della Polonia di Gomułka, mentre ufficialmente declamavano
motti nazionalisti, anti-inteligencja e antisemiti, contribuendo alle campagne persecutorie
degli ebrei del ’68. I film appartenenti a questa corrente sono spesso
accompagnati da canzoni partigiane degli anni della guerra combinate con inni
socialisti.
Il principale esponente di questa corrente è Jerzy Passendorfer, che dirige vari
adattamenti cinematografici di testi scritti da membri dei Partyzanci, come Zerwany most (trad. Il ponte abbattuto) e Skąpany w ogniu (trad. Avvolti dalle fiamme).
In ambedue questi film si evidenzia l’abilità delle autorità a gestire le
situazioni più difficili che si creano nei territori di confine (con l’Ucraina
nel primo film, con la Germania nel secondo). I protagonisti di queste
pellicole vengono ritratti come eroi romantici, e vengono spesso inseriti in
contesti storici falsificati a fini propagandistici. Una delle sue pellicole è Barwy walki (trad. I colori della battaglia),
dall’omonimo romanzo dello stesso Moczar.
In questi film uno degli obiettivi primari è quello di
esaltare l’eroismo dell’Armia Ludowa come erede legittimo dell’eroismo
romantico Polacco, togliendo così l’aura di leggenda che aleggiava intorno
all’Armia Krajowa e appropriandosene, anche per mezzo del falso storico. Falso
storico che viene anche definito: “correzione della storia dopo la Scuola
Polacca”.
Altro obiettivo è quello di evidenziare il nuovo
atteggiamento di fronte alla questione dell’Armia Krajowa: i suoi membri non
vengono più visti come veri e propri malviventi e traditori come prima del ’56,
ma come dei “subordinati egoisti che vengono tuttavia trattati gentilmente”,
alcuni dei quali fanno scelte sbagliate e ne subiscono le conseguenze.
Ovviamente i membri dell’Armia Ludowa, al contrario, risultano in queste
pellicole quelli più corretti, moralmente encomiabili ed affidabili.
Il miglior esempio di “correzione della storia” si ha con la
serie televisiva Czterej pancerni i pies (trad. Quattro
carristi e un cane) sulla base del romanzo di Janusz Przymanowski con lo stesso titolo. L’autore
cura anche la sceneggiatura e, dopo il successo della prima stagione, scrive
altri due tomi per le successive. La prima puntata va in onda nel 1966 e
seguono altre due stagioni negli anni successivi con un totale di ventuno
puntate da 60 minuti.
Tradotta in varie lingue, viene replicata quasi ogni anno in
fasce orarie dedicate a bambini e giovani fino a tempi recentissimi. La serie
riscuote molto successo, nonostante venga chiaramente utilizzata a scopi
propagandistici e nonostante contenga veri e propri falsi storici. Ciò è
probabilmente dovuto al fatto che il tema della guerra è affrontato in modo leggero
e con diversi tocchi di comicità. Da essa vengono tratti anche dei fumetti.
Il protagonista è Janek, interpretato da Janusz Gajos. Dalle montagne siberiane
viaggia prima su un treno di soldati sovietici diretto verso il fronte e poi su
uno di polacchi. Vuole arruolarsi nella brigata corazzata “Eroi di
Westerplatte” (brigata polacca realmente esistita e formatasi in Unione
Sovietica), ma ha bisogno dell’intercessione di un suo amico georgiano,
Grigorij, perché è troppo giovane. Lo segue anche il suo cane, Szarik.
Inizialmente lavora nelle cucine e conosce Lidka,
che fa la telegrafista. Quando la brigata viene inviata al fronte, il carro di
Grigorij finisce su una mina, ma grazie all’abilità di quest’ultimo riesce a
uscirne indenne. La colonna di carri armati passa il fiume Bug accolta con
trionfo dai polacchi e si dirige a Lublino.
Qui Janek cerca la tomba di suo padre, scomparso nel ’39,
poi smaschera una spia tedesca. In uno scontro con i tedeschi il carro armato
viene danneggiato e il cane corre ad avvisare il comando che manda loro i pezzi
di ricambio. Janek conosce una ragazza, Marusia,
interpretata da Pola Raksa, giovane
attrice bellissima dai lineamenti un po’ orientaleggianti che ha già
un’esperienza invidiabile in film come Popioły
(Titolo italiano: Ceneri sulla grande armata) di Andrzej Wajda e Rękopis znaleziony w Saragossie (Titolo italiano: Il
manoscritto trovato a Saragozza) di Wojciech
Jerzy Has, e che avrà negli anni seguenti una lunga carriera. Marusia
viene ferita da un cecchino, ma Janek
interviene in suo aiuto e uccide quest’ultimo.
Dopo aver portato la ragazza in salvo all’ospedale, riceve i
ringraziamenti di tutta l’armata. Successivamente, grazie a un’azione militare
cui partecipa attivamente anche il cane, Janek ottiene la “Croce dei
combattenti”, un riconoscimento che negli anni ’40 veniva assegnato a chi si
distingueva per atti eroici in guerra. Il cane, dal canto suo, riceve una
ciotola di salsiccia. Il carro armato di Janek, soprannominato Rudy, giunge con
la colonna a Varsavia. Lidka scopre che casa sua è occupata dai tedeschi.
Attraversando la Vistola col Rudy i protagonisti si
imbattono da un cannone anticarro e tutti finiscono in ospedale sotto le cure
di Marusia. In realtà pare che Janusz Gajos
avesse avuto un incidente sul set: si era addormentato ed era stato investito
da un camion rompendosi un braccio. Fu quindi per esigenze di produzione che si
girarono queste scene in ospedale. Con la scusa dell’incidente, inoltre, si
prendevano due piccioni con una fava: si poteva, infatti, “dare una
spiegazione” del ritardo dei sovietici nell’intervento di liberazione durante
l’insurrezione di Varsavia.
I ragazzi, finalmente guariti, si dirigono verso il mar Baltico accettando un
passaggio da un gruppo di artisti. A Kołobrzeg ritrovano il loro carro armato e
intraprendono altre numerose avventure che piů volte finiscono bene anche
grazie ai messaggi recapitati dal cane. Quando viene loro assegnato un
partigiano polacco con pseudonimo West, Janek scopre con commozione e gioia che
si tratta di suo padre.
A un tratto parte del gruppo viene presa prigioniera e
portata in un castello occupato dai tedeschi. Janek manda il cane ad avvisare Grigorij e Lidka, che stavano viaggiando
separatamente in auto. Questi ultimi grazie all’informazione si salvano, ma il
resto dell’equipaggio è nel frattempo coinvolto in una cruenta battaglia.
L’obiettivo dei tedeschi è far crollare un ponte ma uno dei membri dell’eroico
equipaggio, Tomek, blocca l’azione e il castello viene finalmente liberato.
Tempo dopo Lidka capta un messaggio cifrato e Tomek lo
decifra, ma nessuno gli crede. Ciò causa un nuovo assalto tedesco. La lotta
continua e il Rudy si dirige verso Berlino, dove con il resto dell’equipaggio
attacca una stazione della metropolitana per aprire la strada verso il
Reichstag. Finalmente i tedeschi comunicano la capitolazione e sotto la porta
di Brandeburgo Janek viene promosso a luogotenente. Tutti tornano a casa, dove
Grigorij si sposa con Lidka e Janek con Marusia.
Gli attori sono di grande valore, anche se molti di essi
vengono talmente assimilati ai loro personaggi che non riescono più a trovare
spazio nel cinema successivo. Ciò non vale per Janusz Gajos, che interpreta qui
Janek Kos, e che avrà una lunghissima carriera cinematografica che dura fino ad
oggi. In quegli anni capitava spessissimo che si chiamassero le bambine Marusia
o i cani Szarik, in onore degli eroi
della serie.
Il successo di Czterej
pancerni i pies è tale che quando viene eliminata dal palinsesto dopo la
caduta del comunismo si scatena una rivolta generale da parte del pubblico. Si
ricomincia così a mandarla in onda, sebbene preceduta da testi esplicativi che
chiariscono i passaggi in cui la verità storica viene tradita. La serie risulta
la preferita in assoluto ancora durante un sondaggio avvenuto nel 1995
e viene tuttora venduta in cofanetti di DVD accompagnati da vari gadget.