Nonostante l’imperversare della censura, escono in questo
periodo alcuni film di valore. Come anticipato, un buon numero di essi
potrebbero essere tranquillamente associati alla Scuola Polacca, sebbene a
volte siano caratterizzati da uno sguardo leggermente diverso da quello dei
film analizzati nel capitolo precedente.
Un modo interessante per analizzare questa differenziazione,
ad esempio, č quello di osservare la progressiva deviazione che assumono le
tipologie di personaggi interpretati da Zbigniew
Cybulski: quest’ultimo aveva vestito i panni di Maciek, eroe romantico e tormentato di Cenere e diamanti. In realtą non si trattava di
un eroe qualunque, ma di un personaggio creato apposta da Wajda affinché i giovani degli anni ’50 vi
si immedesimassero; un ex-eroe della guerra che vestiva gli abiti di un ragazzo
appartenente alla generazione nata dopo il conflitto. Era una persona dai buoni
principi obbligata ad agire contro di essi, che non era in grado di trovare la
propria strada in una realtą cosģ poco eroica come quella del suo tempo.
Maciek, che rappresenta i giovani degli anni ’50 e in cui
questi ultimi si immedesimano, finisce male. Ma Cybulski rimane il simbolo di
questo tipo di giovane, e quando il pessimismo degli autori aumenta a causa
della crescente disillusione i suoi personaggi iniziano un processo di degradazione
e diventano sempre meno eroici. Sulla scia di quanto avveniva per il Witek di Come essere amata,
tendono a diventare figure sempre pił fragili e paurose che hanno, tuttavia,
qualcosa in comune con Maciek: la malinconia di fondo e il fatto d’essere
vittime del proprio tempo e delle atrocitą della guerra.
Una di queste figure si puņ trovare in Milczenie (trad. Silenzio) di Kazimierz Kutz
del 1963. Si tratta del fidanzato di Kazia, infermiera che si prende cura un
ragazzo divenuto cieco per un incidente e contro il quale si accanisce tutto il
villaggio. Mentre lei č l’unica che, distinguendosi da tutti gli altri, tratta
il ragazzo come un essere umano, il personaggio di Cybulski si allea con la
cattiveria del resto degli abitanti.
Anche il personaggio di L’amour
ą vingt ans (Miłość dwudziestolatków, titolo italiano: L’amore a Vent’anni),
pur compiendo il gesto eroico di salvare il bambino dall’orso, viene
successivamente deriso e considerato vecchio e noioso dai ragazzi pił giovani
di lui.
Altri tre personaggi appaiono in altrettante pellicole che
affrontano di nuovo in pieno il tema preferito e pił caratteristico del periodo
della Scuola Polacca: quello della guerra e dell’immediato dopoguerra.
Primo tra tutti č Kowalski-Malinowski,
il protagonista di Salto, diretto da Tadeusz Konwicki nel 1965. Č un bugiardo che
abbandona moglie e figli e inganna tutti coloro che si mostrano disponibili ad
aiutarlo. Giunge nell’immediato dopoguerra in un paesino di provincia
convincendo gli abitanti di aver abitato lģ prima del conflitto, approfitta
dell’ospitalitą di un uomo e nel frattempo ne seduce la figlia. Sembra
addirittura che sia capace di guarire i bambini malati.
In una vecchia sinagoga abbandonata, insegna agli abitanti
un ballo inventato che chiama “Salto”, e in effetti bisogna dire che riesce a
portare nel triste paesino un po’ di calore e umanitą, nonostante tutte le
bugie che racconta. Bugie che, quando la sua famiglia fa l’ingresso nel paese
per riportarselo a casa, vengono smascherate. Di conseguenza Kowalski-Malinowski
viene cacciato a sassate e scappando dice:
Eppure sono uno di voi. Abitiamo nella stessa casa,
ogni giorno spezziamo insieme il pane, beviamo l’acqua dallo stesso bicchiere,
insieme ci rialziamo dal fondo e ci aggrappiamo saldamente alla scala che ci
porta in cielo, una scala, che non ha pioli.
La gente, che per un po’ gli aveva creduto, torna alla
monotonia della propria vita.
Segue lo Staszek di Giuseppe
w Warszawie (trad. Giuseppe a Varsavia) di Stanisław Lenartowicz del 1964, un pittore
che non riesce in nessun modo ad adattarsi ai tempi in cui vive. Il film ha un
tono leggero di commedia, cosa piuttosto originale per una pellicola che parla
dell’occupazione: a quel tempo non era poi cosģ usuale parlare di un tema
simile in tono scherzoso.
Narra le avventure di un soldato italiano, Giuseppe, che
diserta e si nasconde nell’appartamento di una famiglia di Varsavia diventando
infine un alleato dei polacchi contro i tedeschi. Nell’appartamento vive Maria,
una ragazza che il soldato ha incontrato poco prima in treno, proprio nel
momento in cui gli č stata rubata l’arma data in dotazione dall’esercito.
Sospettando di lei, la segue fino a casa, dove poi si stabilisce. Maria fa
parte di un gruppo di cospiratori che Giuseppe inizia ad aiutare, approfittando
del fatto che č italiano e che puņ quindi muoversi liberamente in mezzo ai
rastrellamenti. Giuseppe riesce addirittura a rubare un’arma ai tedeschi. Il
personaggio incarnato da Cybulski, Staszek, č il fratello e convivente di Maria.
Č un pittore che cerca solo la tranquillitą e non vuole avere niente a che fare
con le cospirazioni, ma si trova comunque coinvolto nelle attivitą clandestine
della sorella.
Il ritmo del film č veloce, il linguaggio cinematografico č semplice,
quotidiano. Gli esterni della Varsavia occupata appartengono in realtą alla
cittą di Breslavia. Giuseppe č interpretato dall’attore italiano Antonio Cifariello, ai tempi conosciuto in
Polonia grazie a tre film: Le signorine dello 04
e Racconti romani, ambedue del 1955 e
diretti da Gianni Franciolini, e Ciao Ciao Bambina del 1959 diretto da Sergio Grieco. Questa pellicola sarą la sua
ultima, perché morirą pochi anni dopo in un incidente aereo. Maria č invece Elżbieta Czyżewska, grande attrice che avrą
in seguito una lunga carriera e che durante le riprese di questa pellicola era
anche la prima moglie di Jerzy Skolimowski.
La terza variante Cybulskiana post-scuola-polacca č Maciek
di Szyfry (trad. Codici cifrati),
bellissimo film diretto da Wojciech Jerzy Has
nel 1966 di cui parleremo nel capitolo relativo al Nuovo Cinema. Gią il suo
nome, Maciek, č scelto non senza una certa ironia: č infatti lo stesso nome del
protagonista di Cenere e diamanti,
diametralmente opposto a questo personaggio.
In Szyfry Zbygniew Cybulski incarna il figlio di un uomo
che ha vissuto la I guerra mondiale e la campagna di settembre e che
successivamente č emigrato in Inghilterra. Maciek, invece, č rimasto in Polonia,
conducendo una vita completamente diversa. Al ritorno del padre in Polonia i
due si incontrano dopo molti anni ed emerge tra loro un conflitto in sospeso,
fomentato dalla differenza delle esperienze vissute dai due uomini. Il
personaggio di Cybulski sembra essersi rassegnato e conciliato con la
degradazione della propria vita. In un bellissimo dialogo tra i due, Maciek
dice al padre: “Tu non capisci cosa vuol dire scambiare una vita falsa per
l’unica vita vera”.
Queste figure di bugiardi, codardi o, nella migliore delle
ipotesi, di personaggi noiosi e rassegnati, secondo il mio pensiero
rappresentano in qualche modo la sempre pił cocente delusione degli autori nei
confronti del proprio periodo storico; e uno degli elementi che sicuramente
delinea la differenza di sguardo rispetto ai classici della Scuola Polacca č
proprio la degradazione dei personaggi interpretati da un attore che nasce come
icona dell’eroismo e dei buoni principi.