La progressiva
liberazione dal Socrealizm continua con Zimowy zmierzch (trad. Crepuscolo
invernale) di
Stanisław
Lenartowicz del 1955. Questo
film e i suoi autori rappresentano un elemento a parte rispetto alle
varie correnti
che si stanno sviluppando, perché quasi per miracolo riesce a
distaccarsi
completamente da esse senza essere censurato.
Si tratta di
un’operazione simile a quella di Pokolenie
in cui autori e attori sono debuttanti
all’inizio della loro carriera nel cinema. Inoltre anche qui, come in Pokolenie, esiste
una grande componente
autobiografica per quanto riguarda l’ambientazione e il soggetto: il
film si
ispira infatti all’esperienza personale di un membro dell’equipe che
lavora sul
film, e nello specifico del suo autore letterario Tadeusz Konwicki.
Egli infatti racconta la realtà
sociale della piccola città di provincia ispirandosi alla sua cittadina
natale
che si trova vicino a Vilno e attingendo a piene mani dalla sua
personale
esperienza.
Il soggetto tratta
del ferroviere Rumsz, un padre che
aspetta il ritorno del figlio Józek dalla guerra. Convinto che
quest’ultimo si
sposerà presto con Celinka, una ragazza del luogo che sta aspettando il
suo
ritorno, viene deluso da Józek, che torna con una moglie incinta.
Anche se questo
film non affronta i temi della subito
successiva “Scuola Polacca”, che faceva finalmente i conti con alcuni
avvenimenti importanti riguardanti la guerra che prima erano
considerati tabu,
è comunque pioniere nella storia del cinema di quel periodo, poiché
sovverte
completamente molte delle regole del Socrealizm. Se quest’ultimo
esaltava il
progresso e la giovinezza, qui tutto è fortemente statico, vecchio e
provinciale: si racconta un paese, un negozio, un luogo in cui nulla si
muove e
tutto sembra rimasto cristallizzato nel passato. Persino gli abiti di
Celinka
sono quelli dei tempi degli zar, cosa che non avrebbe mai potuto
accadere in un
film fino a poco tempo prima.
Inoltre mentre il
Socrealizm aveva l’obiettivo di
rappresentare la realtà, sebbene una realtà distorta per fini politici,
in
questo film vi è un’atmosfera quasi onirica. In un periodo storico in
cui i
dialoghi dominavano la scena, qui regna il silenzio: il protagonista
dice la
prima parola a metà del film. Il film viene tuttavia rifiutato da
critica e
pubblico.
Tadeusz Konwicki,
però, diventerà una delle più importanti
figure nel campo della scrittura per il cinema e spesso ritornerà sul
tema
della cittadina di provincia, come ad esempio accade in Salto del 1965, da
lui anche diretto. Tra il ‘44
e ‘45 combatte nelle AK nella sua terra natale vicino a Vilno, e dopo
la guerra
si trasferisce all’interno dei nuovi confini polacchi. Inizialmente è
un
ardente socialista, ma poi, deluso dal sistema, diventa un outsider e
non si
aggrega a nessun gruppo.
A cavallo tra gli
anni ’50 e ’60 diventa leader della
squadra Kadr e membro della “Scuola Polacca”, e successivamente scrive
alcuni
romanzi anti-comunisti stampati clandestinamente in Polonia, tra cui Kompleks polski (trad. Il
complesso Polacco)
del 1977 e Mała
Apokalipsa (trad. Apocalisse
minore) del 1979. Quest’ultimo ha come protagonista uno
scrittore
fallito cui viene richiesto di darsi fuoco davanti al palazzo della
cultura a
Varsavia. Nel 1993 in Francia ne verrà tratto un film dal titolo La petite apocalypse
con la regia di Constantin
Costa-Gavras.
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