Questo periodo di
transazione, il cosiddetto “disgelo”
polacco, racchiude in sé indubbiamente una mutazione. Tale mutazione,
però,
avviene in modo lento e graduale; emblema della speranza e dell’impegno
in
questi cambiamenti è il settimanale Po Prostu, che in questi anni
diventa la rivista
simbolo della giovane inteligencja polacca intensamente impegnata in
riforme
politiche e sociali.
Nel cinema il primo
lieve segnale di questa mutazione è
legato al film Irena do
domu (trad. Irena a
casa), una commedia sulle “pari opportunità”, uscita nel
1955, con la
star già nota negli anni ’30 Lidia
Wysocka
nel ruolo della protagonista. Il film narra le vicende di una donna che
diventa
autista di taxi di nascosto dal marito.
E’ in tutto e per
tutto una commedia tipicamente “socrealistica”,
ma presenta alcune particolarità: grazie a questo film viene lanciata
la
canzone Karuzela,
scritta da Ludwik
Starski. Questo scrittore, di cui si
è parlato nei precedenti capitoli, era stato formato direttamente dalla
Film
Polski e nei film che aveva scritto fino ad ora seguiva alla lettera i
dettami
del Socrealizm. Questa canzone, però, non tiene assolutamente conto
delle linee
guida che quest’ultimo dettava ma si ispira alla musica leggera
americana.
Un’altra curiosità
di questo film sta nel fatto che, come
risulta da alcuni sondaggi eseguiti dal settimanale Po Prostu, risulta
votato
da molti lettori come miglior film, ma si ritrova anche in quarta
posizione
nella hit dei peggiori film dell’anno, segno che non può che confermare
che ci
si trova in un periodo di transizione e di forti contraddizioni.
Naturalmente non
tutti i film di questo periodo presentano
avvisaglie del cambiamento in corso: nel ’56, ad esempio, esce Sprawa pilota Maresza (trad. Il
caso del pilota
Maresz), diretto dal collaboratore storico di Starski Leonard Buczkowski.
Il film parla di un pilota
della Lot, che ha partecipato alla battaglia di Inghilterra, e che
riacquista
la fiducia dei suoi superiori smascherando una spia, interpretata da Leon Niemczyk, e
ottiene così il permesso di
pilotare i voli internazionali. In questo film vengono ancora seguiti
alla
lettera i dettami del Socrealizm.
Se ne discosta,
invece, per molti versi Cień
(trad. Ombra) del 1956 di Jerzy Kawalerowicz
con la sceneggiatura di Aleksander
Ścibor-Rylski. Il cadavere di un
uomo sfigurato e irriconoscibile viene trovato sulle rotaie. Vi sono
tre
possibili storie che potrebbero spiegare questo ritrovamento: una si
svolge
durante la guerra, quando due gruppi di una stessa organizzazione
clandestina
si ritrovano a scontrarsi sanguinosamente. Un’altra si svolge subito
dopo la
guerra, quando un uomo uccide un suo compagno sospettandolo di
tradimento,
mentre l’ultima, che si svolge nella Polonia contemporanea, parla di un
suicida
che si è gettato dal treno. Nessuna delle tre voci narranti è davvero
affidabile, e i punti di vista sullo stesso avvenimento sono molto
diversi.
Se i temi trattati
e il messaggio rimangono ancora strettamente
legati al Socrealizm, infatti il nemico politico ha la peggio e muore
sotto un
treno, in senso formale il film è alquanto irriverente nei confronti
delle
convenzioni: si può dire che il suo linguaggio sia opposto a quello del
Socrealizm.
La tensione del
montaggio è molto forte e la fotografia di Jerzy Lipman si
distingue nettamente da ciò
che si conosceva fino ad allora: egli,
infatti, privilegia ampiamente l’espressione e l’emozione
suscitata
dalle immagini rispetto alla tecnica. Spesso le sue riprese hanno forte
contrasto, zone molto scure o sovraesposte; spesso sono volutamente
“sbagliate”
a livello tecnico per arricchire il film di significato e di emotività.
Jerzy Lipman, di origini
ebraiche, durante la guerra vive l’esperienza del ghetto e del campo di
concentramento. Lavora nel dopoguerra in Polonia con tutti i più grandi
esponenti della “Scuola Polacca”, da Wajda a Munk e Polański, fino al
1968
quando le ondate di antisemitismo lo costringono ad emigrare. Rimane in
esilio
per il resto della sua vita e muore a Londra nel 1983. E’ sepolto al
cimitero
ebraico di via Okopowa a Varsavia, dove è presente anche una targa in
sua
memoria.
Alla fine
dell’ottobre del 1956, ovvero pochissimo tempo
dopo il famoso discorso di Gomułka in piazza Defilad, esce Nikodem Dyzma di Jan Rybkowski,
dal libro di Tadeusz
Dołęga-Mostowicz Kariery
Nikodema Dyzmy (trad. La carriera di Nikodem Dyzma). È
una satira sulla Polonia tra
le due guerre in cui un semplice impiegato postale riesce ad
intraprendere, per
una serie di eventi fortuiti che egli stesso riesce a girare a proprio
favore,
una folgorante carriera politica per la quale non ha né competenze né
capacità.
E’ una forte critica all’arrivismo che risulta essere ancora più pro
che contro
Socrealizm.
Sullo sfondo di
questi film che in parte sono innovativi e
in parte continuano a seguire gli schemi predefiniti si sviluppano i
Dyskusyjny
Klub Filmowy (DKF), associazioni cinefile che organizzano proiezioni di
pellicole
non sempre disponibili nei circuiti ordinari, al fine di diffondere la
cultura
cinematografica. Simili ai nostri cineforum, si occupano tra l’altro
anche di
pubblicazioni e di organizzare incontri con gli autori. Tali
associazioni hanno
un’enorme importanza nella diffusione della cultura cinematografica in
Polonia,
anche perché oltre a mettere in evidenza l’aspetto artistico del cinema
considerano
quest’ultimo uno sguardo sul mondo e un’occasione per discutere dei più
disparati argomenti, sia culturali che politici.
Il primo di questi
club è organizzato proprio da Po Prostu e
continuerà ad esistere, con il nome Zygzak, anche dopo la chiusura del
settimanale avvenuta poco tempo dopo. Alla sua inaugurazione i
partecipanti
assistono alla proiezione de Il
dittatore
di Chaplin e ad una
conferenza di Krzysztof
Teodor Toeplitz.
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