Dagli anni ’30 agli
anni ’50 del Novecento si sviluppa in
Polonia quello che viene generalmente inteso come Cinema Classico: un
cinema
eccellente, che acquisisce la valenza di un vero e proprio modello.
A partire dal 1930
in Polonia il cinema è influenzato in
modo sempre più sistematico dal cinema Americano: la durata dei film si
omologa
intorno ai 90/120 minuti, si utilizza, in modo più o meno
inconsapevole, una
drammaturgia di tipo aristotelico e ci si pone come obiettivo la
creazione di meccanismi
emozionali di proiezione/identificazione secondo la psicologia
convenzionale.
Le trame sono piuttosto semplici e danno adito ad una sola
interpretazione, il
mondo e i personaggi rappresentati sono di facile lettura.
Il primo film
sonoro, Singing fool
del
1928, americano, viene proiettato proprio in questo periodo in Polonia.
Come spesso accade quando si presenta una novità tecnologica,
inizialmente si tende a guardarlo con un certo sospetto. Il processo di
acquisizione di questa tecnologia per film prodotti e girati in Polonia
è particolarmente lungo in quanto l’avvento del sonoro avviene in
concomitanza con la crisi economica del ’29, mentre in America il primo
film, The
Jazz Singer, viene proiettato già nel 1927.
Il pioniere del
sonoro è il produttore Juliusz
Zagrodzki, che in collaborazione con
l’Austria produce con Michał
Waszyński
come regista il film Kult
ciała (trad. Il culto
del corpo), che però viene proiettato in Polonia in
versione muta. Per
un po’ di tempo infatti i film vengono ancora distribuiti in due
versioni, muta
e sonora, oppure vengono corredati di un disco a parte contenente il
commento
sonoro.
Il cinema in
Polonia non disponeva di un grande capitale, né
aveva disponibilità di sovvenzioni da parte del governo, quindi non
poteva che
sperare in un grande successo di pubblico. Di conseguenza le esigenze
di quest’ultimo
dettavano legge.
Il primo film
sonoro polacco prodotto in Polonia è della
Heros, che pone infatti, proprio a fronte di questa situazione,
condizioni ben
precise: il film deve essere una trasposizione letteraria, e deve allo
stesso
tempo affrontare temi attuali nella Polonia contemporanea.
Lo gira il regista Bolesław
Newolin nel 1930 e si intitola Moralność
Pani Dulskiej (trad. La moralità della signora Dulska),
secondo la
sceneggiatura di Bolesław
Land. Il dramma
omonimo del 1906 di Gabriela
Zapolska
ne è la base letteraria.
È una storia
d’amore con nascita di figlio illegittimo tra
una ragazza assunta come domestica e il figlio dei suoi datori di
lavoro.
Questi la vorrebbe sposare ma incorre nel divieto dei genitori. Land e
Newolin,
ambedue sposati con famose attrici, decidono di inserire le rispettive
mogli
nel cast. Una di loro, quindi, si prende il ruolo del personaggio
principale,
la signora Dulska, mentre l’altra interpreta Hanka, la servetta,
personaggio già
esistente nel libro ma qui riscritto in modo da acquisire un’importanza
pari a
quella del ruolo della signora Dulska.
In questo film
torna il tema allora di moda, soprattutto
dopo il grande successo hollywoodiano di Friedrich
Wilhelm Murnau Sunrise,
della
contrapposizione tra la città dai costumi degenerati e la campagna dove
invece
persistono sani valori morali.
I dialoghi sono
ancora scritti nelle didascalie come
avveniva nei film muti e al sonoro registrato vengono affidati soltanto
rumori
e musica. Il film è un grande successo di pubblico, sebbene non
presenti chissà
quali qualità positive, fatta eccezione per la fotografia dell’italiano
Giovanni
Vitrotti. Fotografia che si
distingue in modo particolare in una ripresa effettuata da fuori dalla
finestra, nella scena in cui Hanka perde il proprio bambino.
Tra il 1930 e il
1931
escono al cinema anche diverse
produzioni Paramount. Quest’ultima infatti in questo periodo si occupa
di
produrre diverse versioni di film americani in diversi luoghi del mondo
e in
diverse lingue. Chi si occupa di girare questi film in Polonia è Ryszard Ordyński,
che ne dirige ben cinque
in due anni.
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