Gią a partire dalla fine degli anni
’50 fare film che
parlassero di attualitą e del mondo contemporaneo senza incorrere nei
limiti
della censura era sempre pił difficile. Ciņ nonostante, alcuni film su
questo
argomento vengono girati. In particolare molti registi si cimentano
nella
rappresentazione della gioventł contemporanea; film su questo argomento
escono
gią negli anni subito precedenti al periodo che si sta analizzando in
questo
capitolo, rientrando a tutti gli effetti a far parte della Scuola
Polacca vera
e propria.
Il primo di questi segna il debutto
alla regia di Bohdan
Poręba e alla musica di Wojciech Kilar e
si intitola Lunatycy
(trad. Lunatici) del 1959. Il film
racconta di un gruppo di giovani teppisti alla deriva nella Varsavia
degli anni
’50 che, durante una rissa, feriscono gravemente un passante, che
rischia di
perdere la vista. Romek, uno di loro, viene scambiato per il suo
salvatore e
riesce cosģ momentaneamente a sviare le indagini. Tuttavia sa che, se
il
passante riacquistasse la vista, la veritą verrebbe fuori. Mentre gli
altri
componenti della banda rapiscono il passante dall’ospedale, Romek, che
nel
frattempo si č innamorato di una giornalista interessatasi al caso,
decide di
difendere quest’ultimo dai suoi ex compagni di brigata.
Un esperimento piuttosto
interessante, pił che altro per la
sua atipicitą, č Ósmy
dzień tygodnia (trad.
L’ottavo giorno della settimana) del 1958, di cui si č gią
parlato nel
capitolo dedicato al Disgelo, nel paragrafo dedicato alla “Czarna seria”.
Diretto da un regista da cui non ci saremmo mai aspettati un film del
genere,
Aleksander Ford, ora come ora questo film non č tanto considerato
un’opera
matura del regista, che aveva allora cinquant’anni, ma un documento
artistico
sull’epoca che ritrae. Uscito ben venticinque anni dopo la sua
produzione a
causa della censura, batte tutti i record di permanenza sugli scaffali.
Di questa serie di film fanno
sicuramente parte Ostatni
dzien lata (trad. L’ultimo giorno d’estate)
e Zaduszki, con la regia di uno degli esponenti di maggior rilievo
nell’ambtio
del cinema polacco: Tadeusz
Konwicki.
Tali pellicole verranno approfondite nelle successive sezioni in un
paragrafo
dedicato interamente alle regie di quest’ultimo.
Sulla scia dei ritratti della
gioventł del dopoguerra vi
sono tre film che ebbero un duraturo successo che si estese anche
all’estero.
Il trait d’union di questi film č la musica di Krzysztof Komeda.
Nel ’59 esce Do
widzenia, do jutra (trad.
Arrivederci domani), il film debutto del regista Janusz
Morgenstern, un
ritratto della pił colorita, creativa e caratteristica gioventł
polacca, quella
degli artisti che animavano i teatrini dalle pittoresche sedi nelle
cantine di
Danzica, come il Bim
Bom, di cui si
č gią accennato nel capitolo dedicato a Zbigniew
Cybulski.
Nel film, Jacek, il protagonista, č
interpretato proprio da
quest’ultimo, circondato da molti giovani che nella vita reale facevano
parte,
come lui, di quell’ambiente: lo sceneggiatore Wowo Bielicki,
che qui accompagna la
protagonista Marguerite
a cena in
vespa e scrive di suo pugno il biglietto che questa fa recapitare a
Jacek per il
loro ultimo appuntamento, il cantautore Tadeusz
Chyła, qui nei panni di Tadek, uno degli attori del
teatrino Tik Tak; tra
il pubblico di uno degli spettacoli ripresi nel film si vede anche il
tormentato attore Adam
Pawlikowski,
l’Andrzej di Cenere e
diamanti, sedersi
in prima fila mentre fa la sua comparsa al pianoforte anche lo stesso
Komeda.
In una sequenza, piccola ma incisiva
e divertente, un
venticinquenne Roman Polański si lancia in un Cha Cha Cha con la
protagonista,
sfoderando le sue doti di seduttore e la sua disinvoltura nel parlare
in
francese. La ragazza accetta volentieri l’invito e gli chiede quanti
anni ha,
dato che a vederlo sarebbe impensabile dargliene pił di quindici. Il
personaggio interpretato da Zbigniew
Cybulski,
che appare negli stessi vestiti e occhiali di Maciek di Cenere e diamanti, č
qui tormentato da pił
effimeri problemi: innamorato di una creatura irraggiungibile che viene
dal
mondo “libero”, č un giovane ingenuo, a tratti imbranato, privo di
punti di
riferimento e intrappolato nella realtą polacca del suo tempo che lo fa
sentire
in qualche modo escluso dal mondo “vero”. Insomma, č un personaggio che
apparentemente si trova completamente agli antipodi di Maciek, anche se
analizzandolo con attenzione ha alla base la stessa malinconia e la
stessa
difficoltą a trovare il proprio posto nel mondo.
Questo e i due successivi film di cui
andremo a parlare
diventano una vera e propria testimonianza insostituibile che ritrae la
peculiaritą di quegli anni e i giovani che li hanno vissuti, suscitando
la
simpatia nel pubblico polacco proprio per la credibilitą dei personaggi
e
diventando veri e propri film cult.
Nel 1960 esce Niewinni Czarodzieje
(In italiano: Ingenui perversi) di Andrzej
Wajda, questa volta ambientato nei locali e nelle strade
di una Varsavia
in ricostruzione. Il titolo č tratto da alcuni versi tratti dall’opera
lirico-drammatica Dziady
(Titolo italiano:
Gli avi) di Adam
Mickiewicz:
I saggi di una volta
si rinchiudevano per
scoprire
tesori o rimedi
anche veleni - noi
altri,
innocenti giovani maghi,
cerchiamo veleni per avvelenare le nostre
speranze.
Questi versi vengono citati, nel
film, in riferimento alla
generazione nata poco prima o durante l'ultima guerra, che quindi negli
anni
’60 ha, appunto, una ventina d’anni: una generazione giudicata dai pił
anziani,
che invece avevano vissuto la guerra gią in etą adulta, come priva di
valori e
di interessi.
Anche in questa pellicola si vedono e
intravedono molti
giovani artisti di quegli anni, amici e colleghi degli attori e del
regista.
Anche qui compare Roman Polański nei panni del contrabbassista di una
jazz
band, mentre Zbigniew
Cybulski ha un
ruolo minore. Il protagonista č incarnato da Tadeusz Łomnicki, che fino
ad ora
abbiamo visto in moltissimi film gią a partire dal periodo del
Socrealizm.
Questa volta indossa le vesti di un medico sportivo trentenne, scapolo
belloccio e conteso tra diversi personaggi femminili, che architetta un
piano
con il personaggio interpretato da Cybulski per conoscere una ragazzina
molto
pił giovane di lui.
Il film si svolge in un lasso di
tempo di poche ore che i
due trascorrono in giro per Varsavia e a casa di lui parlando delle
problematiche della loro generazione. I protagonisti, che non rivelano
il loro
nome ma si auto-battezzano per l’occasione Basilis
e Pelagia,
scrivono insieme il
“copione” da seguire per quel loro primo incontro secondo i punti: 1 –
presentazione
e bicchiere di vodka, 2 - bacio, 3 – momento di conversazione seria e
interessante, 4 - divano.
La sceneggiatura č di Jerzy
Andrzejewski e Jerzy
Skolimowski.
Pare che il secondo, allora giovanissimo e presente sul set di Ingenui perversi
come apprendista, con grande
faccia tosta abbia criticato il lavoro dell’ormai affermato Wajda e
questi
l’abbia sfidato a riscrivere lui stesso il film. Skolimowski, accettata
la
sfida, scrive la nuova sceneggiatura in una sola notte.
Tra l’altro, vi inserisce anche se stesso: il suo personaggio, che
interpreta
personalmente, č un boxeur ubriaco che viene picchiato dallo stesso
medico
sportivo e anticipa le figure che si troveranno nelle sue prime opere,
che
vedranno la luce pochi anni dopo.
Il film non soddisfa Wajda, che lo
considera non riuscito, e
lascia le autoritą contrariate; dice Wajda nel suo sito: Ingenui perversi č uno dei
pochi film
politicamente neutrali che ho fatto. E tuttavia le autoritą dell’epoca
di
Wladyslaw Gomulka hanno avuto un’opinione diversa sul soggetto
innocente di un
giovane dottore che adora i bei calzini e le sigarette di buona
qualitą, che ha
un registratore dove registra le sue conversazioni con le fidanzate, e
ha solo
una passione: suonare le percussioni nella Jazz Band di Krzystof
Komeda. Gli ideologi
e gli educatori comunisti hanno trovato il soggetto pił problematico di
quanto
non fosse l’Armia Krajowa o l’insurrezione di Varsavia.
La pellicola č tutt’ora un film cult,
tra i pochi film
polacchi ad avere anche una versione italiana in dvd, oltre ad essere
piacevolissimo da guardare per lo spaccato di societą che rappresenta.
Sulla scia dei film sulla generazione
dei giovani degli anni
’60, Janusz Morgenstern gira Jowita
nel
1967, ovvero cinque anni dopo Arrivederci
domani.
Jowita č
tratto dal romanzo Disneyland
di Stanisław Dygat.
Il protagonista č Marek, un
giovane brillante in tutto ma che non si appassiona a niente, e che
sogna il
grande amore. Ad un ballo in maschera conosce Jowita, un’affascinante
ragazza
dal volto coperto. Conosce poi Agnieszka, studentessa di belle arti
seria e
ambiziosa, ma il ricordo di Jowita si insinua tra loro, impedendo
all’amore di
sbocciare veramente. Marek frequenta anche altre donne e non riesce a
prendere
una decisione definitiva, finché, deluso, finisce arrestato per aver
scatenato
una rissa.
Il giorno dell’arresto Agnieszka gli
confesserą che Jowita
era lei stessa travestita. L’attore protagonista č Daniel Olbrychski,
che diventerą un’icona
del cinema polacco e lo č ancora ai giorni nostri.
Nel 1962 esce il film collettivo L'amour ą vingt ans (In italiano:
L’amore a vent’anni),
in cinque episodi diretti da altrettanti registi di diverse
nazionalitą: il
giapponese Shintarō
Ishihara, il
tedesco Marcel Ophüls,
l'italiano Renzo
Rossellini, secondogenito di Roberto,
e infine Franēois
Truffaut e Andrzej
Wajda, che girano i due episodi meglio riusciti.
Il corto, della durata di 20 minuti,
si svolge allo zoo di
Varsavia, dove un bambino cade nella gabbia degli orsi polari; osserva
inorridita
un coppia di giovani, interpretata da Władysław Kowalski, attore agli
albori di
una lunghissima carriera, e Barbara
Kwiatkowska-Lass, moglie di Polański dal ‘59 al ‘62. Lei
sprona il
fidanzato a fare qualcosa, ma lui si limita a scattare una fotografia.
Nel frattempo
un uomo, incarnato da Zbigniew Cybulski, con grande coraggio si
introduce nella
gabbia e salva il bambino. La ragazza lo invita a casa mentre il
fidanzato
attende sotto casa solo con la sua gelosia e con i suoi sensi di colpa.
Nello
stesso anno
Antoni Bohdziewicz
gira Dziewczyna z
dobrego domu (trad. Ragazza di buona famiglia),
ambientato nella
notte di capodanno a Cracovia e dintorni. Due realtą diverse vengono
messe in
contrapposizione: quella seria e compassata delle “buone famiglie” e
quella
spontanea e festaiola dei giovani. I genitori di Joanna, ragazza di
buona
famiglia, sono fuori cittą e preparano la festa di fidanzamento della
figlia.
Joanna invece partecipa insieme al suo amico Tadeusz a diverse feste di
capodanno nel centro di Cracovia.
Il suo fidanzato, ingegnere di
Katowice, inizia a cercarla,
ma lo fa senza troppa convinzione. Si rivolge proprio a Tadeusz per
chiedere
informazioni su di lei, e questi gli promette di trovarla guadagnando
un po’ di
tempo.
Dopo alterne vicende il fidanzato
finalmente trova Joanna con
l’amico e accompagna a casa prima lei e poi lui. Proprio quando Tadeusz
sta per
confessargli qualcosa, il futuro sposo si addormenta.
Un soggetto piuttosto simile č quello
di Beata,
un film di Anna
Sokołowska del 1964. Una liceale di
sedici anni di nome, appunto, Beata, scappa di casa turbata per aver
scoperto
che una sua compagna di classe č stata espulsa da scuola perché incinta
e per
aver scritto in un tema “la nostra scuola č una scuola di ipocrisia”.
E’
ingenua e viene a contatto con la falsitą di chi le sta intorno. Vuole
aiutare
tutti ma non capisce che a volte le persone non vogliono essere
aiutate.
La sua situazione familiare, che si
palesa allo spettatore
attraverso i discorsi dei suoi genitori dopo la sua fuga, si rivela
essere
molto meno idilliaca di quel che sembrava. L’unico davvero preoccupato
per lei
č Olek, suo compagno di scuola innamorato di lei, che la cerca ovunque
spingendosi fino al mare, presso un faro di cui lei gli aveva parlato.
Alla
fine la trova per caso alla stazione di Varsavia. L’attrice č Pola
Raksa, la
Marusia di Cztery
Pancerni i pies di cui
si č parlato nel precedente capitolo.
Il film č girato quasi tutto a Varsavia al café Kaprys, al bar notturno
dell’Hotel Europejski e nelle strade della cittą in ricostruzione.