Ma
può
esistere una storia interessante per un film, che
non abbia avvio per un caso? La risposta corretta è no. E i fratelli
Coen lo
sanno: questo è il risultato della loro lunga riflessione sul cinema.
Chigurh,
il tira monetine, rappresenta il cinema: senza monetine si fanno solo
documentari
(e non solo in senso metaforico).
Francesco
Prestia
Larry Gopnick è un
mensh, un uomo serio. O almeno aspira ad
esserlo. Vive nel Midwest degli anni 60 e ha due figli: Danny si sta
preparando
per il Bar Mizvah, fuma le canne e compra dischi a suo nome, mentre
Sarah passa
tutto il tempo a lavarsi i capelli e a frugare nel suo portafoglio per
racimolare i soldi per rifarsi il naso. A casa sua, oltre a moglie e
figli,
vive anche un ospite indesiderato: suo fratello Arthur. Quest’ultimo,
affetto
da una cisti sebacea, passa la maggior parte del suo tempo in bagno con
gran
disappunto di Sarah, che, ovviamente, vorrebbe lavarsi i capelli.
Larry Gopnick si
impegna molto per rendere la sua vita
migliore, ma qualcosa va storto. Anzi, tutto inizia ad andare storto in
un modo
così sistematico che capiamo fin da subito che il Caso si è accanito
contro di
lui deliberatamente. Capiamo anche la relazione di causa-effetto che
lega
l’episodio iniziale sul Dybbuck con la storia del film vero e proprio:
è un
Dybbuck che sta torturando il Nostro, e forse non aveva tutti i torti
la donna
di Lublino ad uccidere lo spettro del malaugurio con un rompighiaccio….
Larry Gopnick
continua ad impegnarsi in un’impotente lotta
contro la sfortuna: la moglie senza tante storie gli chiede il divorzio
perché
si è innamorata di un altro e lo invita ad andarsene immediatamente di
casa
portandosi dietro il fratello. I suoi figli sembrano non accorgersi
nemmeno che
si è trasferito in uno squallido motel e che l’amante della moglie ha
preso il
suo posto in casa sua e persino il fratello Arthur comincia a dargli un
bel po’
di problemi, tra gioco d’azzardo e “reati di sodomia”.
Larry Gopnick
continua a sforzarsi di essere un uomo serio e
corretto ma vorrebbe anche capire perché gli sta accadendo tutto
questo: dove
trovare una risposta a questa domanda? Da buon ebreo osservante chiede
udienza
a ben tre rabbini che rispondono con una serie infinita di nonsense e
che alla
fine non fanno altro che far sorgere ulteriori dubbi. Uno tra questi
sembra
essere: quanto la religione può effettivamente aiutare un uomo?
Ma la giusta
domanda da porsi sarebbe stata: quanto
influiscono le azioni umane sul destino? Forse il vero problema di
Larry
Gopnick è che non accetta il fatto che tutto il suo zelo per arginare
il mare
di problemi che fa irruzione nella sua esistenza è completamente
inutile. Ormai
la sua vita è in mano al Caso, e il Caso ha deciso di far andare tutto
storto.
Jeff Lebowski ha
fatto molti più progressi di Larry in
questa riflessione: vive ad anni luce di distanza da chi si pone da
solo degli
obiettivi e ricorre a qualunque mezzo per raggiungerli. Ha capito
tutto: non
vuole obiettivi e non fa domande. A dirla tutta non fa proprio nulla!
Non lo
vediamo nemmeno una volta tirare la palla da bowling!
Jeff Lebowski vive
a Los Angeles ed era giovane al tempo
degli Hippy. Ha preso un sacco di botte perché è stato scambiato per un
altro e
in più gli hanno rovinato il suo tappeto senza alcun motivo. Ora vuole
che
tutto torni come prima, con il tappeto al suo posto perché dava un tono
all’ambiente. Anzi, fosse per lui, rinuncerebbe anche al tappeto. Il
suo unico
problema è che è troppo buono e dà ascolto al suo amico Walter,
guerrafondaio
reduce dal Vietnam.
Jeff Lebowski
compie giusto qualche gesto involontario per
difendersi da ciò che lo mette in pericolo nel frangente in cui si
trova.
Sembra quasi avere un lampo di genio quando, a casa del ricco
pornografo,
decifra cosa quest’ultimo ha scritto sul foglietto di un block notes,
ma in
realtà ne tira fuori solo un disegnino osceno e una bella fregatura da
parte
dello stesso pornografo che lo narcotizza e lo spedisce al
commissariato. Viene
anche truffato dal “Grande” Lebowski che lo manda a consegnare una
valigetta
vuota a una banda di ricattatori, ma comunque quella valigetta nemmeno
la
consegna perché Walter glielo impedisce.
Jeff Lebowski ha
capito, al contrario di Larry Gopnick: è
solo un caso che il suo nome sia lo stesso di quello di un miliardario
braccato
da una serie di pazzi malviventi e che da questo si scateni tutto quel
putiferio. E quando c’è di mezzo il Caso la cosa migliore è lasciar
fare a lui.
E così lascia che ad agire siano le bande sgangherate che lo vogliono
morto e
che finiranno per mettersi una contro l’altra annientandosi a vicenda.
Sì, a
causa di tutta questa storia perde Donny che si trovava nel posto
sbagliato al
momento sbagliato e non c’entrava niente… ma d’altra parte anche questa
è opera
del Caso: cos’altro avrebbe potuto fare?
Ecco come risolve i
problemi Jeff Lebowski: non fa niente,
perché sa che la vita va avanti o finisce perché qualcuno lassù da
qualche
parte ha tirato una monetina.
Quanto a Anton
Chigurh…
E’ sanguinario, non
ha coscienza né scrupoli e non ha nulla
a che vedere con un essere umano. Non si conosce il suo passato e non
se ne può
prevedere il futuro, ma è agghiacciante perché sembra che ci sia da
sempre e
che sia immortale. Anton Chigurh non è un pazzo che uccide a caso, né
un serial
killer. E’ come un’entità soprannaturale ed eterna. Anton Chigurh è il
Dybbuck
che porta morte e sfortuna. Anton Chigurh è il Caso.
Anton Chigurh è
quello che tira la monetina…
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