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CHARLIE KAUFMAN E LA MEMORIA

Una monografia su Charlie Kaufman

Conclusione

Al termine di questa analisi mi sentirei di affermare che lo sceneggiatore, questo sceneggiatore, abbia una grandissima importanza nella creazione del film.

 

Tuttavia, pur trattandosi di un ottimo autore e di un cinema “di sceneggiatura” , credo che anche il regista abbia un ruolo altrettanto fondamentale, soprattutto quando quest’ultimo è brillante e geniale come Spike Jonze o Michel Gondry.

 

Questa ipotesi si può verificare analizzando Synecdoche, dove di fatto il regista è lo stesso Kaufman. Le sue storie complesse e cerebrali sono espresse in modo incredibilmente fluido e naturale nei film di Gondry e Jonze, mentre in Synecdoche la storia sembra scappare di mano, sembra diventare sempre più iperbolica fino a che l’autore stesso ne sembra sopraffatto: ne perde quasi il controllo.

 

Forse Kaufman è davvero come i suoi personaggi: diviso, indeciso. Guardando il film sembra che non sia riuscito a decidersi bene su cosa tagliare, cosa lasciare… creando un film discontinuo e sfuggente.

 

E’ come se all’autore mancasse un interlocutore che lo inquadra, lo imbriglia in una struttura un po’ più razionale. Questo film dilaga troppo, si disperde, gli manca la visione di insieme nonostante l’idea di fondo non abbia nulla da invidiare a Eternal sunshine of the spotless mind o Essere John Malkovich.

 

Solitamente chi dovrebbe avere la visione d’insieme è proprio il regista e probabilmente Kaufman è un ottimo sceneggiatore ma non è abbastanza “regista”. Certo a sua difesa bisogna anche dire che sopperire alla mancanza di due registi così acuti e interessanti non sarebbe comunque stato facile.

 

In ogni caso le storie di Kaufman mantengono un alto livello in fatto di originalità e sono sempre ricche di spunti interessanti. Il suo stile resta sempre riconoscibile e brillante e le tematiche dell’autore sono  dotate di un certo spessore. Tutto questo dà ai suoi film un tocco inconfondibile.

 

Non a caso i film successivi dei due registi, come Il paese delle creature selvagge, Be kind rewind e Green Hornet, seppur notevoli, hanno un sapore e un’atmosfera molto diversi rispetto ai precedenti.

 

Forse manca loro un po’ di quella capacità tipica di Kaufman di inventare storie e quel poco di spessore in più che caratterizza il nostro.

 

Ecco, forse abbiamo trovato il vero valore aggiunto di Charlie Kaufman.

Sono curiosa di vedere quale sarà l’evoluzione di questo autore.