“Alkan
è
morto, ha dovuto morire per provare la sua
esistenza”, recita un discusso necrologio accreditato al giornale “Le
Ménéstrel”
ma la frase attribuita al grande compositore francese morto a Parigi
nel 1888,
forse può valere anche per l'Ingegner Augusto Filippesi, titolare della
azienda
omonima a Torino ritrovato cadavere in riva al Po il primo gennaio 2013
dopo
una festa di capodanno trascorsa fino alle quattro di mattina
all'Unione
Industriale.
da Il dono di Enrico
Faraoni, Inedito, 2013
Charles Valentin
Alkan è un compositore francese, pianista ed
esecutore virtuoso di famiglia ebrea praticante. Nel cuore dell’800
frequenta i
salotti parigini, è amico, tra gli altri, di Chopin, Liszt, Victor Hugo
e George
Sand. Dotato di indubbio talento musicale e di una non comune cultura
(parla
fluentemente in ebraico e greco e lavora a lungo a una nuova traduzione
della
Bibbia in francese), è tra i primi compositori ad introdurre nella
musica colta
melodie ebraiche.
A Charles Valentin
Alkan non è bastato morire per provare di
essere vissuto, perché, purtroppo, dopo la sua morte è stato
praticamente dimenticato.
Le prime
registrazioni delle sue opere avvengono solo nella seconda
metà del XX secolo, grazie al lavoro dei pianisti e compositori Raymond
Lewenthal e Ronald Smith. Forse proprio a causa di questa tarda
riscoperta, al
fine di “incuriosire” il pubblico, intorno alla vita e alla personalità
eccentrica di Alkan sono stati creati i più svariati miti: pare, ad
esempio,
che per la sua Marcia
funebre per la morte di un
pappagallo si sia ispirato al fatto che il suo figlio
illegittimo convivesse
con scimmie e volatili di ogni genere nel proprio appartamento
parigino. Quest'ultimo, infatti, non era altri che il pianista Elie
Miriam
Delaborde (1839-1913), che secondo alcune voci arrivò nel 1870 a Londra
come profugo della guerra Franco-Prussiana con un seguito di ben 121
pappagalli.
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E’ proprio questo
lavoro, composto nel 1859, che più di
altri mette in evidenza come l’autore, dotato di enorme erudizione sui
più
svariati argomenti, fosse anche dotato di un incredibile senso dello
humor e
come abbia saputo trasferirlo sapientemente nella scrittura musicale.
Infatti questa
partitura per una composizione quanto meno bizzarra di tre oboi,
fagotto, organo e coro è un’intelligente
quanto
spiritosa parodia de La
gazza ladra di Rossini,
il quale aveva una conclamata affinità con i pappagalli.
La morte di Alkan,
avvolta anch’essa in un’aura di leggenda,
sembra sia stata causata dalla caduta di una libreria su cui era
riposta una pesante
edizione del Talmud, ma probabilmente è solo uno dei famosi miti di cui
si è
già parlato: del resto quando si tratta di Alkan - così come disse una
volta il pianista Oscar Levant a proposito di George Gershwin - persino
le fandonie sono distorte.
Ecco il Libretto
della
Marcia
funebre per la morte di un pappagallo:
As-tu
déjeuné, Jaco?
Et
de quoi?
Ah!
Fonti e
approfondimenti:
www.alkansociety.org
www.jackgibbons.com
www.allmusic.com
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