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ARCHIVIO EVENTI DEL CINEMA ZUTA

La documentazione raccolta dal Professor Algo per i nostri eventi al Cinema Zuta

Evento "Aperitivo" del 5 gennaio 2016

 

Gli "Otto punti":

 

La tradizione dei bigliettini continua! I partecipanti possono scrivere su bigliettini di carta in modo anonimo le proprie impressioni a caldo sui film visti. I commenti vengono raccolti, messi in una scatola letti durante la cena. Il gioco prevede anche che si indovini l'autore di ogni bigliettino. Il testo dei bigliettini è riportato qui sotto.

 

 

 

 

 

 

 

Irrational man

 

1) Il buon vecchio Woody Allen è riuscito a fare un film che ha già fatto svariate volte, a proporre le stesse tematiche, le stesse riflessioni, le stesse reazioni sia nei suoi personaggi che nel pubblico, eppure è veramente un film nuovo e originale

2) Bello mi ha lasciato la suspence si salva la signora che hanno incontrato al bar? Questo è un punt su cui in pochi ci hanno ragionato

3) La povertà dei suoi contenuti è pari solo allo squallore della forma e i personaggi sono scontati

4) Match Point al contrario. Qui il caso, che governa tutto, invece di salvare il protagonista dalle sue malefatte lo incastra. Woody fa sempre lo stesso film, sempre gli stessi personaggi, ma è sempre nuovo e divetente.

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Claudia, Clara, Tibo, Enrico.

 

Evento 1 del 31 gennaio 2016

 

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Si è parlato anche di...

 

Ecco l'epilogo in lingua originale di Cecità di José Saramago, Companhia das Letras, 1995

A mulher do médico levantou-se e foi à janela. Olhou para baixo, para a rua coberta de lixo, para as pessoas que gritavam e cantavam. Depois levantou a cabeça para o céu e viu-o todo branco, Chegou a minha vez, pensou. O medo súbito fê-la baixar os olhos. A cidade ainda ali estava.

José Saramago, Ensaio sobre a cegueira, Companhia das Letras 1995

 

E la relativa traduzione in italiano:

La moglie del medico si alzò e andò alla finestra. Guardò giù, guardò la strada coperta di spazzatura, guardò le persone che gridavano e cantavano. Poi alzò il capo verso il cielo e vide tutto bianco, E’ arrivato il mio turno, pensò. La paura le fece abbassare immediatamente gli occhi. La città era ancora lì.

José Saramago, Cecità, Universale economica Feltrinelli 2010, traduzione di Rita Desti

 

Inoltre si è parlato delle leggi anti razziali in Italia prima del 1938 e della puntata di Fahrenheit del 27 gennaio 2016, giorno della memoria;

 

secondo le ricerche del nostro Enrico risulta che, come egli stesso scrive:

 

Durante detta puntata si è parlato dei seguenti libri:

1) "Dire l'indicibile: la memoria letteraria della Shoah" di Carlo De Matteis;

2) "Primo Levi: di fronte e di profilo" di Marco Belpoliti;

3) "L'amico ebreo" di Gian Piero Bona;

4) "Per questo ho vissuto" di Sami Modiano;

5) "La farfalla impazzita" di Giulia Spizzichino;

 

nonché il "libro del giorno": "Una mattina di ottobre" di Virginia Baily.

 

I libri (1) e (2) sono dei saggi sul rapporto tra memorialistica e letteratura.

Gli altri sono tutti romanzi, in qualche caso autobiografici, sul tema della Shoah. Alcuni ambientati in Italia (L'amico ebreo, La farfalla impazzita, Una mattina di ottobre), altri (Per questo ho vissuto) in luoghi vari. Sempre, comunque, in un periodo che va dal '42 al '45, o anche oltre, senza risalire mai agli anni prima della guerra.

 

Per quanto mi è stato possibile approfondire, in nessuno dei testi citati si fa il benché minimo riferimento a ipotetiche "leggi razziali" introdotte in Italia PRIMA del 1938.

 

Ascolta la puntata di Fahrenheit andata in onda il 27 gennaio 2016, giorno della memoria.

 

Si è parlato anche di Roberto Benigni e del referendum costituzionale: leggi l'articolo Gli attacchi a Benigni per il sì al referendum costituzionale? Solo squallore mediatico.
Pubblicato sull'Huffington Post il giorno 1 febbraio 2016.

 

L'ascolto musicale:

 

Ascolta la puntata di Radio Tre Suite andata in onda su Radio Rai Tre il 16 maggio 2012, in cui si parla degli esordi compositivi di Pierre Boulez, di cui fa parte il nostro ascolto musicale di questo evento: Notations: Sonatina per flauto e pianoforte di Pierre Boulez, composto nel 1946. L'abbiamo ascoltato nella versione registrata nel 1990 e suonata da Sophie Cherrier (flauto) e Pierre-Laurent Aimard (piano). Da Pierre Boulez – Oeuvres Complétes, Deutsche Grammophon.

 

 

Due aggettivi e un verbo sull'ascolto musicale:

- Rissoso, elettrico, accidentato

- Soprannaturale, misterioso, soffiare

- Sequenze futuristiche

- Disarmonico, strapazzato

- Voleva scuotere: c'è riuscito

- Lancinante, urtante, contrastare

 

Gli "Otto punti":

 

La tradizione dei bigliettini continua! I partecipanti possono scrivere su bigliettini di carta in modo anonimo le proprie impressioni a caldo sui film visti. I commenti vengono raccolti, messi in una scatola letti durante la cena. Il gioco prevede anche che si indovini l'autore di ogni bigliettino. Il testo dei bigliettini è riportato qui sotto.

 

 

 

 

 

 

 

Blindness

 

1) Bravissimo nel rispettare le idee e i messaggi del romanzo. Ha reso splendidamente l'aspetto narrativo e anche le emozioni e le sensazioni vengono presentate con forza e chiarezza grazie all'ottima fotografia e alla musica

2) Un film che riesce ad essere fedele al romanzo senza essere "letterario" (pochissimi gli interventi della voce narrante del vecchio) e lavorando soprattutto sulle immagini: camera mobilissima, luci naturali, uso molto elaborato delle dissolvenze ecc. Coinvolgente anche per chi conosce la storia. Ottima Julianne Moore.

3) Il regista ha colto perfettamente lo spirito del libro. Bellissima la fotografia "bianca", piacevole la musica. Carine le "invenzioni" del regista, come i due giapponesi che nel libro non sono stranieri, la battuta "razzista" dell'uomo con la barba fatta al ragazzino di colore e altre cosette che non turbano e no travisano il messaggio originale

4) Non pensavo che sarebbero riusciti a fare un bel film da quel libro di Saramago. Invece è ben fatto e convincente, appare chiaramente il potenziale orrore di cui sono capaci gli esseri umani

5) La sequenza delle immagini sembra giungere ad un punto di non ritorno, in più momenti difficile da sopportare, per la vista e i pensieri e le emozioni che genera. Il finale "salvifico" sembra la cosa più improbabile di tutta la storia, il lieto fine non me lo aspettavo più ma per fortuna è arrivato

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Lilia, Mauro, Enrico, Micaela, Krystyna, Laura.

 

Evento 2 dell'1 marzo 2016

 

Gli "Otto punti":

 

La tradizione dei bigliettini continua! I partecipanti possono scrivere su bigliettini di carta in modo anonimo le proprie impressioni a caldo sui film visti. I commenti vengono raccolti, messi in una scatola letti durante la cena. Il gioco prevede anche che si indovini l'autore di ogni bigliettino. Il testo dei bigliettini è riportato qui sotto.

 

 

 

 

 

Anomalisa

 

1) Un film affascinante già dal titolo, con dialoghi appositamente rigidi e surreali, così come le immagini e i movimenti. Questo dà al film un’atmosfera surreale, ma per qualche strano motivo porta in qualche modo a vedere il mondo dal di fuori in modo molto realistico. Tornano quasi tutte le tematiche kaufmaniane: emerge senza dubbio la passione del regista per i meccanismi della mente (il vedere tutti gli altri uguali e sentire le stesse voci); si ritrova il tema dell’attrazione per persone rappresentate come “meno evolute culturalmente” tramite l’utilizzo di un linguaggio più limitato, presente in tutti i film di Kaufman senza esclusione; vi è anche un breve ma riuscito viaggio nell’inconscio; da non dimenticare l’insistenza sul corpo con tutti i tuoi difetti, spesso troppo panciuto oppure proprio disgustoso. Bellissimi alcuni particolari che danno al film un significato ancora più profondo.

2) Kaufman fa ancora una volta lo stesso film, con le stesse battute e gli stessi stereotipi e risulta come al solito piacevole. Non solo per la scelta esteticamente “nuova” ma anche per la “sua” (ormai dopo che ce l’ha riproposta per l’ennesima volta, è corretto dire “sua”) leggerezza con cui tratta il tema della solitudine che è una qualità caratterizzante l’uomo almeno quanto lo è essere un animale sociale. E’ chiaramente, come erano tutti i suoi film, un film finto profondo, ma non per questo vale meno. Bello!

3) Un film spiazzante, impossibile da "catalogare", e proprio per questo in grado di fare notevole presa sullo spettatore. L'animazione "realistica" sembra sempre sul punto di capovolgersi nel suo opposto, come fosse tutto un lungo incubo (e non a caso la scena dell'incubo del protagonista è forse il momento più riuscito). Kaufman ha il pregio di sapere riproporre il tema certo non nuovo della "massificazione" con straordinaria intelligenza e originalità: si veda non solo l'idea della "voce-massa", ma anche quella dei personaggi-pupazzi che, pur umanissimi, sono però fatti di pezzi assemblati.

4) La tecnica di animazione è sorprendente e affascinante e alcune scene (p. es. quando Lisa canta) sono davvero molto belle. Però il film nel suo insieme non mi ha convinto. Mi ha fatto una strana impressione: sono stato tutto il tempo ad aspettare che cominciasse e quando è finito mi sembrava che ancora non fosse ancora veramente cominciato.

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Piero, Mauro, Enrico L., Clara, Tibo, Daniele, Daniela.

 

Evento 3 del 6 marzo 2016

 

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Si è parlato anche di...

 

Dopo cena Enrico ha letto per noi gli ultimi paragrafi de Il pendolo di Focault di Umberto Eco, Bompiani, 1988.
Ecco la registrazione della lettura:

 

 

 

L'ascolto musicale:

 

LUCIANO BERIO:

Questo vuol dire che

Texts of folkloristic repertoire from different countries (collected in collaboration with Roberto Leydi)

Concerto per intellettuale, orchestra, nastro magnetico e voci sciolte

Scritto nel 1968

Umberto Eco, Cathy Berberian, Christiane Legrand, Sandra Mantovani, The Swingle Singers; arpa Francis Pierre

Registrato il 24/01/1970 al Foro Italico di Roma

 

Ascolta la puntata di Radio Tre Suite andata in onda su Radio Rai Tre il 24 febbraio 2016, in cui si parla del nostro ascolto musicale.

 

Ascolta la registrazione completa di di Questo vuol dire che presente tra i podcast del 24/02/2016 di Radio Tre Suite.

 

Due aggettivi e un verbo sull'ascolto musicale:

- Futurista, caotico, giocare

- estraterrestre, sovrapposto, allontanare

- Intelligente

- Caos, ahimé, spiacevole

 

Gli "Otto punti":

 

La tradizione dei bigliettini continua! I partecipanti possono scrivere su bigliettini di carta in modo anonimo le proprie impressioni a caldo sui film visti. I commenti vengono raccolti, messi in una scatola letti durante la cena. Il gioco prevede anche che si indovini l'autore di ogni bigliettino. Il testo dei bigliettini è riportato qui sotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La fidélité

 

1) Żuławski ha un senso estetico eccezionale che si vede in alcuni particolari, negli interni e nella scelta, indubbiamente, delle attrici. Sophie Marceau è bravissima nel suo personaggio che si rifiuta così cocciutamente di andare contro i propri principi. A tratti si vede la “follia Żuławskiana”, ma no tanto come in altri suoi film.

2) Un film complesso. Dove una sorta di voyeurismo (fotografie in abbondanza, video, specchi…) mi sembra al di là del titolo il tema dominante. È un film dove tutti spiano tutti e dove l’informazione è rappresentata nei suoi aspetti più degradati. Curioso che l’unica “cosa pulita” sia la fedeltà che la protagonista si impone nei confronti di un uomo che in fondo non ama. Il ritmo è nel complesso buono, la regia elaboratissima. Le scene drammatiche virano sempre un po’ sul grottesco. Quasi oleografici i primi piani di Sophie Marceau.

3) Girato benissimo!!! Film che stupisce per il coraggio di trattare questo tema nel 2000, senza cercare soluzioni geniali ad effetto ma con lo sguardo semplice di un bambino, che è comunque sempre uno sguardo vincente.

4) Film girato benissimo!! Bella la fotografia e la fotografa.

5) Come sempre le donne piangono tanto ma sono gli uomini a soffrire. Ottima la prova recitativa del marito nelle varie fasi della relazione riesce a trasmettere felicità, dolore, sconforto e odio. Discreta anche Sophie M! Scherzavo, è proprio brava. Ottimi i tempi che riescono a trasformare un film noioso in appassionante.

6) Un film lungo dalla storia che ricorda una telenovelas degli anni ’80 che grazie alla bella regia riesce a non annoiare. Molto bella la recitazione, soprattutto quella della protagonista.

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Lilia, Enrico L., Clara, Tibo.

 

Evento 4 del 20 marzo 2016

 

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L'ascolto musicale:

 

Mikrophonie II Opera 16 (Part 2) per coro, organo Hammond, e quattro modulatori ad anello
di Karlheinz Stockhausen del 1965

 

Femme Fatale di The Velvet Underground da The Velvet Underground & Nico (voce: Nico) del 1967

 

Propiedad Prohibida di Franco Battiato da Clic del 1974

 

Nel ghetto di Alberto Radius del 1977

 

Strade dell’est di Franco Battiato da L'era del cinghiale bianco del 1979

 

Valery di Alfredo Cohen, Franco Battiato e Giusto Pio del 1979

 

Alexanderplatz di Franco Battiato (voce: Milva) del 1982

 

Alexanderplatz di Franco Battiato (voce: Franco Battiato) del 1989

 

Gli "Otto punti":

 

La tradizione dei bigliettini continua! I partecipanti possono scrivere su bigliettini di carta in modo anonimo le proprie impressioni a caldo sui film visti. I commenti vengono raccolti, messi in una scatola letti durante la cena. Il gioco prevede anche che si indovini l'autore di ogni bigliettino. Il testo dei bigliettini è riportato qui sotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Femme publique

 

1) Film complesso centrato forse sul rapporto tra finzione e realtà. Le vicende dei personaggi si confondono con quelle della messa in scena dei Demoni tanto da rendere difficile a volte distinguere i due livelli di narrazione. Anche qui (Come sempre credo in Zulawski), voyerismo e feticismo (la scarpa della donna morta in cui Ethel per un po' si identifica). Il finale teatrale è un po' a metà tra Godard e Fellini. La recitazione tutta sopra le righe dà un tocco particolare a tutto il film, anche se alla lunga risulta un po' fastidiosa.

2) - Il film è girato come opera teatrale - C'è una continuazione (no percezione realtà recitata/realtà vissuta) presente durante le riprese del regista (protagonista del film) - Molto franmmentato - non sono riuscito ad identificare l'abbigliamento intimo degli anni '80.

3) Film molto Zulawskiano, come recitazione e come regia. Numerosi riferimenti ai Demoni, non solo per quanto riguarda il film nel film. Mi è piaciuta la scena del "film nel film" girata sul campo da tennis, che richiama il sintetico e l'analitico che si sfidano a duello in Ferdydurke di Gombrowicz.

4) Film molto bello!! Mi è piasciuto molto l'ascolto musicale introduttivo (proporsta del Cinema Zuta) in cui grazie a un percorso molto interessante, bello e colto siamo arrivati alla creazione di un'atmosfera anni '80 culminata con il trash finale de Il tempo delle mele.

5) Riflessione sul cinema che fa male, la camera dell'operatore che alla fine del film insegue la protagonista è utilizzata come un'arma, da cui non c'è scampo. L'utilizzo è simile a quello del finale di Lo stato delle cose.

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Lilia, Enrico L., Clara, Tibo, Valerio.

 

Evento 5 del 2 aprile 2016

Compleanno del Cinema Zuta

 

Vai direttamente all'ascolto musicale

 

Vai direttamente al concorso Indovina il film

 

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La cena di compleanno

 

 

Su kantor

 

Durante le puntate di Radio Tre Suite del 02-09-16-30 aprile e del 7 maggio 2015 Silvia Parlagreco e Paola Bianchi hanno parlato degli spettacoli teatrali di Tadeusz Kantor.

Ascolta la prima puntata del 02/04/2015 sul profilo artistico di Tadeusz Kantor

 

Ascolta la terza puntata del 16/04/2015 su Wielopole Wielopole

 

Ascolta la quinta puntata del 30/04/2015 su Qui non ci torno più e Oggi è il mio compleanno

 

Ascolta la sesta puntata del 07/05/2015 con un'intervista a Ludmila Ryba, traduttrice che diventa attrice

 

Ascolta la puntata di Wikiradio su Radio Rai Tre del 6 aprile 2016 su Tadeusz Kantor

 

L'ascolto musicale:

 

Lineare Verstaerkung di Luca Gemma da Canzoni in batteria vol.1 del 2009

 

Girl loves me di David Bowie da Blackstar del 2016

 

Autumn in Warsawdi György Ligeti, studio per piano n° 6 1985-2001

 

Ascolta due lezioni di musica andate in onda su Radio Rai 3 il 3 e il 4 marzo 2012 in cui si parla degli studi per pianoforte di Ligeti. Nella seconda lezione si parla di Autumn in Warsaw

 

Attonita di Theo Teardo del 2013 da Music for Wilder Mann del 2013

 

In rete di Luca Gemma da Canzoni in batteria vol.2 del 2009

 

Indovina il film

 

Ecco i risultati del concorso Indovina il film: Il primo bigliettino contiene le soluzioni, i successivi sono quelli compilati dai concorrenti con l'aggiunta dei punti. Ecco la classifica:

- I: Squalo con 11 punti

- II: Musica con 10 punti

- III: Ipoteca con 8 punti

- IV: Falco(capra??) con 5 punti

 

 

Gli "Otto punti":

 

La tradizione dei bigliettini continua! I partecipanti possono scrivere su bigliettini di carta in modo anonimo le proprie impressioni a caldo sui film visti. I commenti vengono raccolti, messi in una scatola letti durante la cena. Il gioco prevede anche che si indovini l'autore di ogni bigliettino. Il testo dei bigliettini è riportato qui sotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La classe morta

 

1) Mi é piaciuto. Però è un po' noioso. La musica è molto bella. Non mi piace tanto quello lì che andava in giro in bicicletta tutto il tempo. Preferivo le scene all'aperto perché quelle in interni erano un po' claustrofobiche

2) Che atmosfera magica. Un incontro irreale e magico tra un grandissimo regista cinematografico e Kantor. Bellissima anche la "fotografia" inquinata dai riflessi e dalle ombre delle luci di scena

3) Un teatro veramente mai visto che porta all'eccesso i canoni del teatro dell'assurdo (anti-psicologismo, ripetizioni, frasi decontestualizzate ecc.) e che diventa un flusso di parole, suoni, corpi, (veri e finti in quanto ogni attore ha il suo "doppio", cioé un fantoccio) a cui abbandoarsi senza farsi troppe domande. In controluce, comunque, vengono fuori i drammi del Novecento, le guerre, l'olocausto, ecc.

4) Kantor rappresenta, secondo me, la nostra esistenza: nasciamo, andiamo a scuola, ci sposiamo, ci riproduciamo, invecchiamo, passano le guerre, le preoccupazioni, e con tutto il nostro fardello di esperienze, cno ancora addosso il fardello della nostra infanzia, ci troviamo ad affrontare la vita come lo facevamo quando andavamo a scuola da bambini: con la stessa paura di essere inadeguati, con lo stesso ripetere a pappagallo frasi che non sappiamo esattamente cosa significhino, con lo stesso modo di guardare gli altri con un po' di sospetto e malignità e con la stessa ingenuità

5) Maniacale, ossessivo, assordante, immediato, crudo, genuino, emozionale, sono i primi aggettivi che mi vengono in mente per descriverlo

6) E' come un concerto che mette in scena la follia del mondo. La musica è fatta di parole e frasi strampalate, gli orchestrali sono una classe morta

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Lilia, Enrico L., Mauro, Paolo.

 

Evento 6 del 29 maggio 2016

Evento in trasferta

 

La tradizione dei bigliettini continua! I partecipanti possono scrivere su bigliettini di carta in modo anonimo le proprie impressioni a caldo sui film visti. I commenti vengono raccolti, messi in una scatola letti durante la cena. Il gioco prevede anche che si indovini l'autore di ogni bigliettino. Il testo dei bigliettini è riportato qui sotto.

 

 

 

 

 

 

Cosmos

 

1) Un torrente di immagini parole e musica piuttosto spiazzante per lo spettatore. Soprattutto se non ha letto il libro da cui è tratto. Ottimi gli attori, "costretti" a recitare perennemente sopra le righe con risultati a volte davvero sorprendenti. Un certo gusto per una materialità a volte un po' ripugnante.

2) In generale bellissimo! Ma ho dei dubbi su Witold che per i primi trenta minuti è perfetto, poi Żuławski sembra cedere alla "razionalità" (devo spiegare il perché) e presenta Witold come un pazzo! DEvo dire che sul finale torna ad essere un "normale" pazzo e il film con originalità e genialità è fedele al romanzo. I primi 30 minuti sono più gombrowiczani di Gombrowicz stesso. Il rapporto tra i due è molto appropriato.

3) Bellissimo, assolutamente secondo le aspettative! Witold è fisicamente e emotivamente perfetto, Leo spettacolare. Buonissima idea quella della lingua francese che così bene si adatta alle smorfiette e ai diminutivi di Leo. Bellissima la foresta di Sintra con le pietre muschiose. Gombrowiczana la moglie di Leo che sembra una delle tante zie dei romanzi di Gombrowicz. Bravo e azzecacto Leo e anche belle le ambientazioni portoghesi che tanto si discostano da quelle originali.

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Enrico L.

 

Evento 7 del 17 luglio 2016

 

Si è parlato anche di...

 

Ringraziamo tanto Mauro per aver donato al Cinema Zuta una copia firmata dell'edizione "numero zero" del suo libro Descrizione di una città e di avercene letto qualche passo dopo cena!

 

Ringraziamo tanto Pier per aver donato al Cinema Zuta una copia del libro di Edouard Herriot Beethoven - la sua vita e il suo tempo, Tarantola Editore del 1947!

 

Gli "Otto punti":

 

La tradizione dei bigliettini continua! I partecipanti possono scrivere su bigliettini di carta in modo anonimo le proprie impressioni a caldo sui film visti. I commenti vengono raccolti, messi in una scatola letti durante la cena. Il gioco prevede anche che si indovini l'autore di ogni bigliettino. Il testo dei bigliettini è riportato qui sotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prénom Carmen

 

1) "Carmen": la passione amorosa dell'opera si trasforma in violenza (nei rapporti umani, nel rapporto uomo-donna, nel rapporto con se stessi, nei colori utilizzati, nella crudezza dei dialoghi). Mitigano questa violenza il rumore delle onde ed il rigore di Beethoven.

2) Il film mi è piaciuto molto, l'ho trovato molto originale. Molto bella la scena della rapina e il continuo alternarsi con il quartetto. Ho apprezzato molto anche i dialoghi non sincronizzati con le scene.

3) Attori come ballerini post-moderni, alienante il sonoro, il regista è il protagonista vero. Nel complesso, mi spiace, ma non è il mio genere, preferisco Rohmer.

4) Miracoloso: un passo in là e diventava totalmente assurdo un passo in qua banale. Invece sta in equilibrio. L'effetto è di essere coinvolti in un sogno dove si affollano immagini, musiche, emozioni, frammenti di pensieri, qualche volta folgoranti come quando dice che la bellezza scatena il terrore.

5) Ho trovato il film complesso e con una trama che non segue un filo logico. Ho apprezzato però le scene in cui suonava il quartetto d'archi e le gag spiritose dello zio regista.

6) Bello l'approccio "gioco": decisamente importante in un film attento e impegnato come questo la dimensione ludica. Personalmente non sono interessato all'applicazione del "dogma" cinematografico di rottura rispetto la precedente "grammatica", ma trovo geniale l'approccio ludico.

7) Pellicola di complessità coinvolgente. Film che lavora su molteplici piani all'apparenza dissociati ma legati da una drammaticità sonora/visiva/emotiva. Prova attoriale assolutamente valida dove la difficoltà era riuscire a cogliere l'essenza della storia. Intermezzi musicali e del mare superlativi nel sostituire e sovrapporre i dialoghi e legare l'allucinazione artistica del regista. Scarsa rappresentazione dei miei amati anni '80 (tranne inserti blu interni HONDA/ fari tondi delle auto nella notte, moquettes negli alberghi, cappotto taglio lungo, scarpette delle donne) ma il film è fuori del tempo, il che ci aiuta a vederlo oggi con occhio imparziale... anche se vederlo e contestualizzarlo nell'83 sarebbe stato molto utile. Recensione difficile perché meriterebbe una laboriosa analisi/destrutturazione. Eccezionali i passi con i dialoghi "Fuori sincrono"... di cui solo Van Sant in tempi moderni ne ha ripreso la genialità.

8) Dopo molte visioni colpiscono soprattutto i molti minuti dedicati alla musica, le lacrime di Claire (mai notate), l'elenco telefonico dei paradisi fiscali consultato dall'industriale. In generale rimane ferma la prima impressione: una grande solarità (accentuata ancora dalla battuta finale) a dispetto della drammaticità della storia, fatta di stragi iperrealistiche e di un erotismo per lo più triste.

9) Bello! Estremamente intelligente a tratti un po' noioso e soprattutto ho trovato che i sottotitoli in italiano avessero parecchi errori. L'attore migliore? Godard: nellissimi gli occhiali uguali a quelli di Francesco.

10) Belle immagini, ottima fotografia e musiche appassionanti e coprenti anche i discorsi degli attori, diventando più importanti degli stessi. Contrasti continui, contesti improbabili e pensieri folli ma diretti in maniera geniale. Il rumore sembrava quasi appianare i contrasti/azzerare.

11) Eclettico, intellettuale, un fil di non facile comprensione, ma visivamente fascinoso con luci calde e fredde che irrompono nella scena e personaggi vivi e strampalati

12) Film piuttosto disturbante, Beethoven diventa dopo un po' insostenibile, al punto che quando giunge Tom Waits si tira un sospiro di sollievo. Disturbante il sonoro in generale, anche il mare e i gabbiani. In ogni fotogramma è evidenziata la finzione, a partire dalla recitazione inesistente fino ad arrivare agli attacchi volutamente sbagliati. Veri riferimenti alla Carmen 2: se mi ami sei fottuto e la rosa rossa.

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Lilia, Enrico L., Mauro, Famiglia Camillini al completo, Pier, Elena, Tibo, Clara.

 

Evento 8 del 10 settembre 2016

 

Gli "Otto punti":

 

La tradizione dei bigliettini continua! I partecipanti possono scrivere su bigliettini di carta in modo anonimo le proprie impressioni a caldo sui film visti. I commenti vengono raccolti, messi in una scatola letti durante la cena. Il gioco prevede anche che si indovini l'autore di ogni bigliettino. Il testo dei bigliettini è riportato qui sotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lola

 

1) La gioia e la luminosità del film e del teatro di Fassbinder è qui elevata all'ennesima potenza. I personaggi non sono bravi né cattivi, ma sono simpatici perché umani

2) Il film pessimista e scuro è un ritratto di una società povera dove prevale e vince su tutto il denaro. Tale vittoria è ottenuta senza difficoltà e velocemente, eppure c'è spazio anche per la felicità. Una generazione di donne sorridenti chiude il film.

3) Quanto bene c'è nel male, quanto male c'è nel bene... Ma la mamma che fine fa?

4) Ancora una volta Fassbinder segue la rivoluzione tedesca degli anni '50 per lanciare uno sguardo impietoso sulla mercificazione della società. Non esistono i buoni perché anche i buoni sentimenti possono essere facilmente comprati. Discorso non nuovissimo ma svolto sepre con coerenza e rigore. La colonna sonora pressoché continua, spesso in sordina dà al film un mood particolarmente crepuscolare. Belli gli interni con velluti rossi e specchi, i dialoghi e naturalmente ottimi gli attori, sempre diretti magistralmente (chissà se Mario Adorf recita in tedesco o è doppiato).

5) Corruzione edilizia in salsa teutonica, mafioso un pochino da operetta però ci piace.

6) Lola è sempre in una luce rossa. Van Bohm azzurra. Se sono insieme lo schermo è diviso a metà. Bellissima la scena in cui lei vede Van Bohm al bordello e la luce le si "gela" addosso. Sarà che sto leggendo un libro sul Winterreise di Schubert, ma il riferimento al tiglio (Lindenhof, il nome del progetto) e alle cornacchie mi ha colpita.

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Lilia, Enrico L., Daniele, Daniela.

 

Evento 9 del 15 ottobre 2016

 

Gli "Otto punti":

 

La tradizione dei bigliettini continua! I partecipanti possono scrivere su bigliettini di carta in modo anonimo le proprie impressioni a caldo sui film visti. I commenti vengono raccolti, messi in una scatola letti durante la cena. Il gioco prevede anche che si indovini l'autore di ogni bigliettino. Il testo dei bigliettini è riportato qui sotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fino alla fine del mondo

 

1) In realtà checché se ne dica il film ha un solo tema: la visione, la visione della musa di Wenders, quattro ore e mezza dedicate agli occhi e al volto di Solveig, la quale esce vincitrice da questa prova non semplice. Il resto è la grandezza di un maestro, qual è Wenders. Il quale ha la capacità di toccare le sue "solite" tematiche metafisiche, con la freschezza e la semplicità di un bambino.

2) Sembra davvero che lo scopo di tutto fosse la canzone, in effetti. Per tutto il film qualche accenno qua e là e poi un crescendo di voci e strumenti quando arrivano in Australia. Geniale e profetica l'idea della dipendenza dalla visione e dallo schermo per non parlare della dipendenza dal guardare l'immagine di se stessi, che tanto va di moda adesso. Musica bellissima!

3) Un viaggio intorno al mondo e ai confini dell'anima, alla ricerca dell'ineffabile, che tale rimane, dove sentimenti e emozioni si affacciano senza deturpare la vista di un deserto secco e arido. Da interiorizzare, visionario, premonitore, asciutto senza sentimentalismi con una storia d'amore mai al centro, mai vero motore della vita.

4) Ho seguito un po' a fatica, sarà che non sono molto in forma in questo periodo. Film visionario ed anche inquietante per come anticipa l'uso dei video, delle immagini, di questi mezzi di comunicazione che hanno preso piede in anni successivi al film. La parte della "tragedia" dek satellite che incombe mi ha fatto pensare al film di Lars Von Trier quando si aspetta che la terra venga colpita. Belle le musiche e notevole la fotografia.

5) Kubrick è un regista bravissimo. Ops, volevo dire Wenders comunque bravo anche lui. Bravissimi gli attori Vogler e company ma soprattutto la mia sequenza preferita è quella per cui tutti i ragazzi hanno effettuato quel "viaggio fino alla fine del mondo" e cioé il momento che eseguono nell'Australia centrale. Ciao da Lilia.

6) Sebbene l'idea forte del film risieda nella forza delle parole, finisce per catturare molto di più per le immagini e i suoni che per la trama forse un po' troppo costruita a tavolino. Particolarmente riuscita la scena del black out nucleare e la conseguente lunga camminata nel deserto. Molto efficaci anche le parole finali dello scrittore: "in principio era il verbo, ma alla fine rimasero solo immagini"

7) E' un omaggio alle città del mondo e alla loro bellezza; una riflessione sul potere delle immagini e delle parole.

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Lilia, Enrico L., Mauro, Paolo, Giusi.

 

Evento 10 del 1 novembre 2016

 

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Si è parlato anche di...

 

Ringraziamo Mauro per aver condiviso con noi la sua tradizione leggendoci un brano de Il partigiano Jhonny di Beppe Fenoglio del 1968 (Edizione Einaudi, Terza edizione, capitolo XXI fino a pag. 219)

 

XXI

 

L’indomani – I° novembre - fu un giorno senza pioggia ma con un vento con una affilatezza già invernale. Gli uomini, ancora fradici, non poterono tollerare la nuova crudeltà del vento e quasi tutti riguadagnarono le stalle lasciate. Pochissimi stavano fuori, sulla riva del fiume, per quel che ne lasciava scorgere la brumosità della giornata, sicché a Johnny la sponda appariva nuda e abbandonata come se la battaglia fosse già stata combattuta e le due armate distrutte, polverizzate dal loro stesso odio.

 

Accostatosi allo stradale, vide meglio ogni dettaglio delle grandi ville scaglionate sulla collina dirimpetto: mitragliere da 20 mm sporgevano le loro tozze canne dalle ogive delle torricciuole sulle aje si notava un movimento d’uomini, ma scarso e intirizzito.

 

Poi il vento decadde e allora tutti gli uomini uscirono all’aperto e fu nel momento del maggior assembramento che arrivarono dalla città, con tutti i mezzi, l’annuncio e la conferma dell’attacco generale fascista per domani. Si apprese che facevano le cose sul serio, con abbondanza di uomini e mezzi, comando di ufficiali generali ecc. L’unica incertezza riguardava, ovviamente, il punto del loro attraversamento.

 

- Bene, è esattamente quello che tutti volevamo, - disse Johnny agli uomini, ma ora questi sembravano gradire la certezza assai meno di quanto avessero prima scornato l’inutile putrida attesa - Domani è il 2 novembre, - disse forte ma come a se stesso ragazzo. - è il giorno dei morti, domani.

 

Michele salì su un rialzo sulla sponda, speculò attentamente il fiume e l’altra sponda, poi smontò dicendo con dura ironia che a dispetto del suo aspetto e ipertensione il fiume ora gli pareva manso come un agnello. Sullo stradale il traffico continuava: staffette, motorizzate saettavano in ogni direzione a portare e ribadire notizie, finché gli uomini in linea si irritarono con loro e li invitarono a rientrare al sicuro comando risparmiando loro quelle risapute novità. Gli uomini cominciavano a scontare con duro tremore e funeree riflessioni l’alta ubriacatura del 10 ottobre.

 

Nel pomeriggio - un pomeriggio spento ma non crudo - tutti gli uomini assegnati alla difesa meridionale convennero sull’immensa aja della fattoria di San Casciano, ubicata nel centro delle posizioni partigiane. Convennero e si contarono, e si trovarono in non più di duecento. Allora scattarono. - Ma come? Eravamo tremila a prender la città? Saremo in duecento a difenderla? Dove stanno gli altri duemilaottocento? - e non li placò un ufficiale staccato dal comando che assicurò che in città stavano centinaia di partigiani raccolti come massa di manovra ed altre centinaia stavano in posizione sulla parte bassa del fiume. Il vicino di Johnny, più che trentenne, con occhi tristi e la voce raffreddata, scrollò le spalle, disse che sarebbero stati battuti ugualmente.

 

- Noi o loro? - indagò un ragazzo di Johnny.

- Noi, - precisò l’uomo.

 

Johnny errò per l’aja con una bizzarra soddisfazione, la piacevole energia che egli si ritrovava ogniqualvolta gli altri navigavano in sfiducia e depressione. Passeggiò l’intera lunghezza della fattoria, enorme ed avente in sé qualcosa dell’antichità, imponenza e funzionalità delle antiche costruzioni rurali cistercensi. Poi ritornò presso i suoi minorenni: da buoni ragazzi, avevano tutto scontato e dimenticato ed ora stavano, attenti ed eccitati, ad ammirare il tiro a segno di una coppia di disertori polacchi della I Divisione, formidabili tiratori anche se entrambi notevolmente ubriachi. E finito il tirassegno, rimasero eccitati e vivaci: parevano anzi esaltarsi ora dell’essere solo in duecento e presero a scherzare e badiner senza pietà sull’essere l’indomani il giorno dei morti. Infine si aggiunsero ad un generale, possente coro di estrema gaiezza e défiance.

 

Gli ufficiali vennero invitati nell’interno, il proprietario della fattoria avendo un debole per l’ufficialità. A un ferro stava appeso un calderone di vino caldo, con un mestolo per attingervi. Il proprietario aveva una tale indissimulabile aria di star receptioning la parte perdente. Chi precedeva Johnny nella coda al calderone era un ufficiale di forse quarant’anni, alto e forte e con una faccia straniera. - Capitan Asther, - gli domandò un suo compagno della I Divisione, - che cosa ti faranno domani i tuoi fratelli tedeschi?

 

Asther - un tedesco dunque, con una testa massiccia ed un profilo sfuggente - sorrise e con l’aiuto del mestolo mimò molto sommariamente il taglio della gola. Ma nessuno credeva alla partecipazione dei tedeschi nella faccenda di domani; tutt’al più sarebbero intervenuti in caso di enorme scacco dei fascisti, la qual cosa pareva potersi legittimamente escludere.

 

L'ascolto musicale:

 

Boy di di Tricky , da Skilled Mechanics, 2016

 

I fink u freeky di Die Antwoord da Tension 2012

 

Ständchen: Horch, horch! die Lerch, D. 889 di Franz Schubert, 1828 interpretata da Ian Bostridge.

 

Muzyka Miasta di Molesta Ewenement , da Taka Plyta..., 2000

 

Joker di Francesca Belmonte da Anima, 2015

 

Telegram Sam di T.Rex , da The Slider, 1972

 

 

Gli "Otto punti":

 

La tradizione dei bigliettini continua! I partecipanti possono scrivere su bigliettini di carta in modo anonimo le proprie impressioni a caldo sui film visti. I commenti vengono raccolti, messi in una scatola letti durante la cena. Il gioco prevede anche che si indovini l'autore di ogni bigliettino. Il testo dei bigliettini è riportato qui sotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non uno di meno

 

1) Che bello! Però parlano sempre, e troppo, dei soldi

2) Un film sulla risolutezza, sulla perseveranza. Bellissimo, la protagonista è bravissima. Bella l'umanità della gente che aiuta sia la maestra Wei che il bambino sperduto. Bello il mercato in cui tutti cucinano, soprattutto l'uomo che "tirava" gli spaghetti. Bellissima la parsimonia sul consumo dei gessi, anche quando di gessi ce ne sono tanti.

3) Il bambino è bellissimo e la signora maestra è una grandissima attrice, lo trovo comunque recitato, nonostante i tanti bambini, il regista c'è e dirige.

4) E' un film semplice, preciso, stupendo. Racconta una piccola storia ma parla di molte cose, tra cui come si impara, cosa significa non mollare e cos'è la solidarietà.

5) [Visione parziale da metà in avanti] Una storia che sembra tratta dal neorealismo di Zavattini e De Sica (D'altronde più o meno negli stessi anni usciva in Cina "Le biciclette di Pechino"). Straordinaria la protagonista nella sua innocente e quesi infantile determinazione. Molto istruttiva per uno spettatore occidentale la lezione finale di ideogrammi cinesi.

 

In the mood for love

 

1) Mi é piaciuto molto soprattutto la scalinata che portava giù al ristorante dove compravano da mangiare.

2) Un capolavoro estetico dove ogni inquadratura sembra studiata come una piccola opera d'arte, e che tuttavia riessce a non risultare mai auto-compiaciuto. Tutto risulta pienamente in linea con la storia un po' assurda di finzione nella finzione. Anelli di fumo, telefoni enormi in primo piano e personaggi che a volte sembrano spiati attraverso fessure (oltre che duplicati e triplicati da specchi) son forse i tratti maggiormente distintivi del film la cui ambientazione è sempre piuttosto cupa e malinconica. Bellissima la protagonista.

3) Il film nasce come un corto e poi durante la produzione decidono di fare un lungometraggio: questo spiega le molte sequenze a rallentatore. Comunque la fotografia è davvero bella, soprattutto il lampione sotto la pioggia! Unico dubbio: come mai le lampadine non si fulminano?

4) Uno dei film più patinati e più "didascalici" della storia del cinema, in cui il tempo "cronologico" dura meno del tempo di narrazione, che si dilata enormemente. Bellissime le scene in cui fanno le prove per vedere come reagiranno alle situazioni future, e poi stanno male pur sapendo che è finzione. Vestiti e attori bellissimi; da rifarsi gli occhi per il rallenty, le ambientazioni e i particolari. Un po' sbrodolato alla fine.

5) E' un film complesso, intenso, stupendo ricco di elementi indimenticabili. La signora Chan, la colonna sonora, la signora Chan, i suoi vestiti, il signor Chow, le inquadrature parziali, la signora Chan, la camminata della signora Chan, ecc...

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Lilia, Enrico L., Mauro.

 

Evento 11 del 4 dicembre 2016

 

L'ascolto musicale:

 

Ascolta due lezioni di musica andate in onda su Radio Rai 3 l'8 e il 9 novembre 2014 in cui si parla del Concerto da camera per 13 strumenti di Ligeti.

 

Concerto da camera per 13 strumenti di György Ligeti, 1969

 

Leggi sul concerto

 

 

Movimenti:

Corrente

Calmo, sostenuto

Movimento Preciso E Meccanico

Presto

 

Gli "Otto punti":

 

La tradizione dei bigliettini continua! I partecipanti possono scrivere su bigliettini di carta in modo anonimo le proprie impressioni a caldo sui film visti. I commenti vengono raccolti, messi in una scatola letti durante la cena. Il gioco prevede anche che si indovini l'autore di ogni bigliettino. Il testo dei bigliettini è riportato qui sotto.

 

 

 

 

 

 

Luci d'inverno

 

1) Un film sul declino e sullo svuotamento. Svuotamento dell'anima dalla fede, del cuore dall'amore e della chiesa dai fedeli. Il gelo dei panorami è specchio del gelo e della desolazione dei personaggi. Lui, apparentemente in crisi con la vocazione, in realtà in piena crisi esistenziale. Lei cerca disperatamente un motivo per vivere. Entrambi abbandonati a se stessi, soli, non riescono ad entrare realmente in contatto in alcun modo. Riprese e ambientazioni bellissime. Incredibile il monologo di Marta, fatto in piano sequenza al netto di un unico stacco di montaggio.

2) Che balsamo questo ritmo lento, le luci e le voci, lente anche loro. Danno tempo per riflettere. Ma la fine? E' da capire

3) Meditazione invernale sulla solitudine e il silenzio. Dio non parla, l'amore è muto, l'inverno è ovunque.

4) Un film che potrebbe essere del 2016 ed essere ambientato nel 1963, attualissimo quindi, con un rigore formale e un'intensità dei sentimenti che difficilmente si trovano nei film di oggi. Bellissimo!

5) Molto bello, soprattutto la sequenza incalzante e dal ritmo mozzafiato del suicidio di Persson.

6) Fotografia perfetta, recitazione degli attori superlativa. Solite tematiche di Bergman, peccato.

 

I buchi neri

 

1) Spigliato e leggero. Stile narrativo particolare e gradevole. Recitazione azzeccata. Indimenticabile la camminata di Angela

2) Film visionario e metaforico con molte citazioni. "Lo straniero" di Camus: ("Oggi mia madre è morta... o forse era ieri?"). "Mamma Roma" di Pasolini (L'inquadratura frontale delle cinque donne con Iaia Forte al posto della Magnani) e forse anche "L'Atlante" di Vigo per le inquadrature sottomarine. Il tema di fondo è una forte tensione verso una purezza originaria e una sorte di "nuova nascita", che trova compimento nei "miracoli" finali. Un po' involuto, a tratti, ma interessante. Bravissima Iaia Forte. Curate anche, qua e là, alcune scenografie vagamente "pop" anni '60.

3) Quando un artista è superiore ed ha lo sguardo rivolto verso il futuro spesso viene frainteso. Pappi è un genio, unisce un gusto estetico altissmo a un'intelligenza non comune. Risultato: lavoro geniale con siparietti che da soli valgono il biglietto.

4) Un film strampalato in cui il mondo dei sogni non incontra la realtà, dove il sesso non incontra l'amore e dove il fantastico e grottesco mondo della fantascienza di serie B diventa una scusa per il non senso.

5) Come non considerare le analogie tra i due film: 1) la figura del prete sembra essere uscita dal film di Bergman ed entrata in quello di Corsicato; 2) la timorata Angela è chiaramente ispirata a Marta; 3) La chiesa, a parte il sole, è la stessa.

6) Un film sgangherato, romantico, grezzzo con una fotografia che fa sembrare belle anche le baracche. La cosa più bella sono le camminate ancheggianti delle cinque fantastiche prostitute. Bello il miracolo finale.

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Lilia, Enrico L., Mauro, Paolo, Krystyna, Michela.

 

Evento 12 del 27 dicembre 2016

 

 

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Indovina il film

 

Ecco i risultati del concorso Indovina il film: Il primo bigliettino contiene le soluzioni, i successivi sono quelli compilati dai concorrenti. Ecco la classifica:

- I: 0,08 con 25 punti

- II: 80 con 22 punti

- III: 800 con 9 punti

- IV: 8 con 3 punti

 

 

Gli "Otto punti":

 

La tradizione dei bigliettini continua! I partecipanti possono scrivere su bigliettini di carta in modo anonimo le proprie impressioni a caldo sui film visti. I commenti vengono raccolti, messi in una scatola letti durante la cena. Il gioco prevede anche che si indovini l'autore di ogni bigliettino. Il testo dei bigliettini è riportato qui sotto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La parola

 

1) Chiedi e ti sarà dato. Presi dalle proprie convinzioni e dai propri pregiudizi, tutti perdono di vista le parole, proprio nel vero senso della "parola": tutti perdono di vista il significato originario di quelle parole che hanno in se stesse la chiave di tutto e la soluzione di tutti i problemi. Le chiese nordiche a volte sono talmente belle e minimaliste che fanno quasi venir voglia di andarci tutte le domeniche mattina, così come le case quasi prive di mobili con il vento fuori fanno venir voglia di vivere in Danimarca in mezzo alle dune. Fotografia spettacolare, belli i personaggi e le loro diatribe, belli i dialoghi semplici e universalmente veri, così come semplice e universale è la verità del film.

2) Girato oggi con mezzi moderni, verrebbe subito candidato all'oscar. Drammatico senza lacrime, dolce ma non stucchevole, e per fortuna a Natale avvengono sempre i miracoli. Per chi ci crede!

3) E' di un'intensità straordinaria, una trama semplice e un ambientazione essenziale muovono emozioni profonde e sconvolgenti.

4) Film coinvolgente a livello emotivo; con tanta emozione e qualche lacrima. Bella fotografia, scene con una luce intensa, alcune inquadrature sembravano dei quadri. Parte religiosa forte e rigorosa che ti "prende" a livello interiore. Personaggi che rispecchiano l'epoca in cui vivono, mi hanno ricordato alcune scene del Nastro Bianco anche se qui la parte religiosa sembra meno "dura" del pastore del film di Haneke.

5) Intensità e vera parabola della fede. Una pellicola di speranza ritratto di una società ormai dispersa, in cui i punti di riferimento erano anche in grado di smarrirsi per ritrovarsi oltre i propri umani limiti. Fotografia lucida e attori in grado di trasportare un realismo eccezionale. Un lascito questo film per le generazioni future che non sono state in grado però di coglierne l'essenza, prese da un mondo troppo veloce dove ogni parola è inutile perché non proiettata verso il futuro. Assenza di effetti grafici o di facile lacrima, perché il dolore e la gioia sono e nascono solamente dentro noi stessi. "Ho costruito case ma la gente preferisce vivere nei pagliai" Cit. Dreyer

6) Eterno e immutabile

 

Partecipanti: Francesco, Marta, Pier, Elena, Giusi, Mauro.